March 27, 2023 Register Login 
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DIAMANTE VARIOPINTO (Emblema picta)


Esperienze di allevamento


Questo piccolo uccello, come tutti quelli della fauna australiana, presenta una meravigliosa colorazione, ma anche l’allevamento è molto stimolante. Nei paesi centroeuropei è più diffuso che in Italia, dove sono pochi gli appassionati che lo allevano, in Australia al contrario è abbastanza comune fra gli ornicoltori, così negli USA, dove peraltro negli ultimi anni si nota un certo decremento, forse dovuto al  costo più elevato rispetto ad altre specie.

Nel nostro paese il prezzo di una coppia si aggira sui €.200 certamente non fra quelli più economici, ma neanche proibitivo, tenuto conto delle soddisfazioni che può dare.

In questo articolo ho preferito mettere a raffronto la mia esperienza, limitata a due anni di riproduzione, con le notizie raccolte da altri allevatori italiani, nonché con quelle trovate su Internet, dove ho selezionato due articoli, uno di un autore australiano ed un altro degli Stati Uniti.

Come premessa fornirò alcune notizie di carattere generale, collocazione Web_Astrilde_Verde_Punteggiato.jpgtassonomica, habitat, livrea, dimorfismo sessuale, alimentazioneWeb_Astrilde_di_Dybowski.jpg e comportamento in natura.

I tassonomisti sono divisi in due scuole di pensiero. Una che ipotizza un antenato comune che, nel corso della deriva dei continenti, abbia dato origine ad un ceppo australiano, con il tempo adattatosi al nuovo ambiente, quindi considerano gli Emblema appartenenti alla sub-famiglia delle Estrildinae e li accostano per morfologia ed abitudini comportamentali agli Amaranto ed Astri africani, dei generi Mandigoa,  Hypargos ed Euschistospiza, fra i quali i più noti sono Amaranto dorso verde (a sx), Amaranto fiammante ed Astro di Dybowski (a dx). L’altra invece afferma trattarsi di veri e propri Diamanti australiani, che si sono differenziati a seguito di un processo di adattamento all’ambiente in cui vivono.

Il genere comprende quattro specie: il Diamante guttato (Emblema guttata) (a sx) è il più diffuso ed allevato degli altri, il Diamante Codadifuoco (Emblema Bella) (a dx) ed il Diamante Orecchie Rosse (Emblema Oculata) (a sx), molto difficili da reperire, non solo sul mercato europeo, ma anche negli Stati Uniti e nel paese di origine, dove presentano costi elevati; in Australia il prezzo di una coppie è compreso fra i 1.000 ed i 1.500 $; infine il Diamante Variopinto (a dx) (Emblema picta).

Web_Diamante_Guttato_Emblema_Guttata.jpgWeb_Diamante_Coda_Fuoco_Emblema_Bella.jpgWeb_Diamante_Orecchio_Fuoco_Emblema_Oculata.jpgWeb_Diamante_Variopinto_Emblema_Picta.jpg


Gli Emblema vivono in areali diversi, solo quelli del Guttato e del Codadifuoco in parte si sovrappongono. Quest’ultimo ed il Diamante Orecchie Rosse hanno habitat abbastanza simili (boschi, foreste, praterie), mentre quello del Variopinto si distingue del tutto. Occupa le coste dell’Australia orientale, spingendosi fino alle zone interne centrali, territori caratterizzati da deserti, colline rocciose e dune, dove si alternano cespugli di acacia e di spinifex, una pianta erbosa cosparsa di aculei tipica di queste regioni aride

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

Web_Spinifex_Deserto.jpgWeb_Spinifex_Termitaio.jpgWeb_Diamante_Variopinto_Abbeverata.jpgIl Diamante Variopinto mostra più degli altri emblema il processo di speciazione per adattarsi a questo habitat inospitale: il becco abbastanza lungo ed appuntito gli serve, senza ferirsi, per alimentarsi dei semi della spinifex, fra i cui cespugli vive e nidifica, uscendo solo per muovendosi furtivamente in terra, tranne spiccare qualche breve volo. Ho notato che in gabbia, oltre volare da un posatoio all’altro, si libbra fermo a mezz’aria, quasi come un colibrì; in questa posizione a volte l’ho visto nutrirsi dei semi della spiga del panico, oppure introdurre il becco nel beverino per bere. Posso supporre che questa particolarità gli consenta di estrarre i semi della spinifex estraendoli con il sottile beccuccio senza posarsi sulla pianta spinosa. Oltre ai semi contribuisce alla sua alimentazione qualche preda viva, specialmente nel periodo della riproduzione.

Nonostante avvezzo a vivere in zone a clima secco, nelle vicinanze del suo territorio le pozze d’acqua non devono mancare per consentirgli, oltre che dissetarsi, abbondanti abluzioni.  

Il maschio del Diamante Variopinto presenta il dorso marrone caldo, accostabile a quello delle toniche francescane; la parte inferiore del corpo, a partire dalla gola fino alla zona anale, è nera decorata sui fianchi da numerosi puntini bianchi, caratteristica di molti altri diamanti. A questo si Web_Diamante_Variopinto_Femmina.jpgaggiunge il rosso della maschera, che si estende dalla cervice alla gola; poco giù lo caratterizza, fino quasi al ventre, una sottile striscia di eguale colore, che ricorda il sangue che sgorga da una ferita. Quest’immagine  mi induce a suggerire di cambiare la denominazione italiana in Diamante insanguinato, più suggestiva ed aderente alla realtà. Il nero dei fianchi è interrotto alla fine dal codione sempre dello stesso rosso brillante. La parte superiore del becco è nera, quella inferiore rossa, le zampe sono carnicine. La descrizione della livrea ci porta a parlare dell’evidente dimorfismo sessuale: nella femmina (a dx) il lipocromo, presente solo nel codione, è leggermente meno brillante e meno esteso; in alcuni soggetti qualche piumetta rossa si intravede nel petto; ma quello che li distingue a prima vista é la puntinatura, che partendo da sotto il becco si estende più fitta di quella del maschio. Le dimensioni sono di 10,5-11,5 centimetri, identiche nei due sessi. I novelli presentano prima della muta colori simili a quelli della femmina, ma con il rosso del codione più spento ed assenza nella maschera e nel petto; i puntini bianchi sono meno nitidi di quelli degli adulti.

Attualmente si è manifestata fra i soggetti in cattività una sola mutazione libera e recessiva, a seguito della quale il rosso, presente nelle zone di elezione, vira in una bella tonalità intensa di arancio. Tenuto conto dell’incremento del numero dei soggetti allevati, non è da escludere che presto ne possa apparire un’altra inedita.

Le caratteristiche del suo habitat farebbero pensare a un uccellino forastico e scarsamente adattabile ad altri climi; in base alla mia esperienza, invece paradossalmente si presenta in allevamento molto meno forastico di estrildidi, come il Diamante pappagallo ed il Diamante di Kittlitz, mostrandosi robusto e  non sofferente alle diverse situazioni climatiche. In questo mi trovo in disaccordo con l’allevatore australiano Bruno Dixon, che scrive: "........é" ’ importante fornire alcune delle condizioni di quelle in cui vive in natura, questo può fare la differenza tra successo riproduttivo e fallimento totale. Forse è stata la difficoltà degli allevatori di comprendere queste esigenze, che ha portato alla caduta nella sua popolarità, quando i risultati non sono stati immediati”. Mentre conferma alla mia opinione è espressa dall’allevatore americano Kerri McCoy, il quale dopo averne acquistato uno stock di importazione scrive: “hanno richiesto un certo periodo di acclimatamento, ma alla fine si sono adattati completamente al nuovo ambiente…..al contrario da quanto affermato dagli  avicoltori australiani……; forse l'origine e la domesticazione degli stock gioca un ruolo importante nelle differenze comportamentali.

Ritengo che la sua addomesticazione si è manifestata in modo rapido, tanto che oggi i soggetti presenti nel nostro continente, allevano quasi sempre in “purezza”.

Molti  sono quelli a sostenere che questo tipo di  riproduzione è il migliore per ottenere risultati positivi sia in termini di quantità di novelli svezzati, che di qualità. Concordo con questa opinione e cercherò di spiegarlo in base alla mia esperienza.

Nel 2008 ho acquistato la mia prima coppia di Picta, anellati stesso anno. In autunno li ho collocati nella batteria, dove ho messo a disposizione due moduli da 60 cm. ciascuno. Mi era stato consigliato da allevatori italiani di porre il nido in basso; ho messo a disposizione due comuni nidi a cassetta per esotici, uno nello sportello inferiore (quasi a livello del fondo), l’altro più in alto, che hanno invece preferito.

Il primo tentativo è andato male, secondo la mia opinione, per la fortissima umidità che ha caratterizzato l’autunno di quell’anno, che ha influito negativamente anche sulla riproduzione dei Diamanti di Gould, la specie alla quale mi dedico prevalentemente. Ho tenuto separata la coppia fino a febbraio, quando ho potuto osservare il maschio che, cantando intensamente, dava segni di estro.

Il canto è all’unanimità descritto come il rumore stridente e sgradevole di un tergicristallo quando manca l’acqua, per finire con un trillo; comunque a me sembra che non manchi di fascino, esprimendo con la sua forza la gioia di vivere che questo esserino vuole manifestare.

Dopo pochi giorni la coppia ha iniziato la costruzione del nido, utilizzando fra i diverso materiali che ho messo a disposizione, la fibra di cocco con la quale hanno ultimato una bella coppa, che si alzava dalla parte posteriore verso l’alto. In fine per renderlo soffice hanno  collocato al fondo juta e sfilacci di cotone; ma non hanno lesinato di strapparsi qualche piumetta per completare l’opera. Il maschio trasportava il materiale nel nido, collaborando con la femmina alla sua sistemazione.

Gli allevatori australiani forniscono in abbondanza carbone vegetale ai riproduttori, affermando che lo collocano nel fondo del nido, forse istintivamente per sfruttarne la qualità assorbente di umidità. I miei soggetti lo hanno sistematicamente ignorato e lo stesso afferma l’americano Kerri McCoy: I materiali scelti per la nidificazione sono stati fibra di cocco, piume ed erba; anche se il carbone è stato fornito non lo hanno utilizzato nella costruzione del nido.”

Tenuto conto del clima secco e caldo del loro habitat naturale, nonostante i ceppi che alleviamo siano ben acclimatati, ritengo comunque che il prolungato eccesso di forte umidità possa nuocere loro; consiglio pertanto di coprire il fondo della gabbia con piccoli trucioli di faggio (in vendita per i piccoli roditori), che ha proprietà assorbenti. Se si cosparge anche con sabbia, sali minerali e calcio in polvere, si potrà osservare i Diamanti variopinto soffermarsi a beccuzzare avidamente. (*)

Altro suggerimento è quello di togliere la griglia di fondo, in quanto sono uccelli che vi sostano molto tempo ed a lungo andare le zampe e le unghia potrebbero deformarsi. Ho attribuito a questo il motivo che alcuni miei soggetti hanno presentato le dita o le unghia non ben allineate. Un’altra causa potrebbe essere nella ridotta dimensione dell’anello prescritto lo “Z” di mm.2, che spesso costringe l’allevatore a forzarne l’introduzione. La C.T.N. – I.E.I da quest’anno ha previsto l’anellino “K” di mm.0,2 più grande.

Nel mio allevamento l’alimentazione è costituita dalla stessa miscela che utilizzo per i Gould, misto per esotici con il 60% di scagliola e frequentemente spighe di panico; un prodotto polivitaminico per 5 giorni ogni 2  mesi durante il riposo; durante la fase riproduttiva e la muta riduco l’intervallo ad 1 mese.

Inoltre durante la riproduzione fornisco giornalmente spiga di panico, semi germinati, miscelati a pastone secco all’uovo, arricchito con spirulina, calcio e probiotici.

Interessantissimo si è rivelato il rituale di corteggiamento: il maschio cantava sempre più forte, quindi prendeva un filo d’erba con il becco agitando la testina, a volte anche librandosi a mezz’aria, e quando la femmina mostrava di accettare, accucciandosi e facendo fremere la codina, avveniva la copula.

Ultimata la costruzione del nido, la femmina ha iniziato a sostarvi sempre più a lungo e dopo circa due settima dalla formazione della coppia ha deposto il primo uovo, che ho tolto per sostituirlo con uno finto; lo stesso ho fatto con quelle successive.

Dopo il quarto ed ultimo uovo li ho collocati sotto una coppia di Passeri del Giappone, allo scopo di osservare prudentemente come si comportassero i Picta con quelle finte. Con mia grande soddisfazione la femmina covava assiduamente, sostituita immediatamente dal maschio durante le brevi sortite per soddisfare i bisogni fisiologici; durante la notte era solo lei a provvedere alla cova, mentre il compagno sostava sul posatoio nei pressi del nido.

Alla speratura delle uova poste sotto i Passeri tre risultavano feconde. Incoraggiato dal loro comportamento, un paio di giorni prima della presunta schiusa, ho ritrasferito le uova dalle balie, comunque lasciando prudentemente loro quelle finte. La prima schiusa è avvenuta al 15° giorno, facendomi disperare nel successo, essendo in ritardo in base alle mie previsioni; ma subito è subentrata una grande soddisfazione quando ho constatato che il gozzo del pullus presentava segni di essere stato imbeccato; lo stesso si è verificato con il secondo nato, mentre il terzo uovo non si è schiuso. I genitori mostravano un forte attaccamento alla prole, tanto che a volte ero costretto per effettuare i controlli ad allontanarli leggermente con il dito. La crescita procedeva bene ed al 7° giorno ho anellato il primo nato, tenendo sotto controllo la situazione per timore che il piccolo fosse defenestrato per la presenza dell’anello Circostanza che si è verificata poco dopo; ho ricollocato subito il malcapitato nel nido, continuando a tenere d’occhio; ma fortunatamente tutto è andato per il verso giusto; è stato questo l’unico caso del genere che non si è ripetuto neanche con altre coppie.

Al 20° giorno i piccoli si sono catapultati entrambi dal nido, iniziando a reclamare, rincorrendo i genitori per chiedere l’imbeccata: in questa fase dimostrano un comportamento caratteristico e diverso dalle altre specie, che normalmente affidiamo ai Passeri del Giappone, per cui non sono molte le coppie di balie che si prestano a svolgere diligentemente il loro compito.

Come ho potuto constatare anche con le successive nidiate il gruppo dei pulli insegue i genitori, naturali o adottivi, strillando ed agitando le ali, fino a costringerli, ultimato l’imbecco, a cercare rifugio nell’alto della gabbia; ho notato a volte un piccolo restare attaccato al becco mentre l’adulto si involava, in quanto non ancora soddisfatto, oppure beccarlo per attirare la sua attenzione, mentre nutriva i fratelli.  Gli Emblema picta accettano con pazienza l’irruenza dei figli in quanto per loro è naturale, ma comprendo quei Passeri del Giappone che si allontanano impauriti.

Poiché i pulli una volta involati non rientrano nel nido neanche la notte, ho lasciato sul fondo le spighe di panico vuote, per fornire loro un morbido appoggio ed evitare che la tenera cartilagine dello sterno potesse deformarsi.

Nella seconda stagione dopo che i Variopinto hanno svezzato in purezza sei pulli, alla terza deposizione ho passato tre delle cinque uova alle “balie” per sperimentare anche questa tecnica. Alcuni allevatori mi avevano avvertito che a volte non vengono nutriti fin dalla nascita, per le dimensioni molto piccole del becco, ma la coppia delle mie “balie” si é comportata benissimo fino allo svezzamento; solo all’involo ho notato il maschio restare interdetto alle prime richieste di cibo, dopo ha svolto regolarmente il suo compito, portandolo a termine da solo, in quanto la femmina non ha accettato quella particolare richiesta di imbecco.

Richiamo l’attenzione di coloro che desiderano cimentarsi nell’allevamento di questo bellissimo uccello che la fase più delicata, sia in “purezza” che con “balie”, si presenta nella fase di svezzamento. Accade spesso che qualche nidiaceo, anche se al momento di lasciare il nido è sviluppato quanto ai fratelli, rimane indietro nello sviluppo; attribuisco la causa sempre allo strano comportamento post-involo, cioè una minore  intraprendenza rispetto agli altri, che influisce sulla quantità di nutrimento che riceve. La mia conclusione è che i Diamanti variopinti depongono molte uova, dalle 4 alle 5 effettuando anche tre deposizioni; sono degli ottimi gallatori, aggirandosi generalmente la fecondità vicino al 90%, ma alla fine i pulli svezzati non superano il 50% delle nascite.

Per la preparazione alle mostre ho usato il piccolo accorgimento di utilizzare un contenitore alto, collocando i posatoi molto in basso, in modo da distanziarli quanto più possibile dal tetto. Questo per evitare che il nostro piccolo esotico australiano si rovinasse il piumaggio della testolina a causa del suo comportamento di librarsi in alto.

Il Diamante variopinto non è una specie standardizzata, quindi l’allevatore dovrà indirizzare la selezione basandosi su criteri di carattere generali ed in base al proprio gusto estetico. Un buona taglia, un piumaggio composto e lucido sono i primi fattori che lo valorizzano. I soggetti con maschera quanto più estesa e regolare saranno da preferire; lo stessa dicasi per le ”perle” dei fianchi che dovranno essere di colore bianco pulito. Il lipocromo rosso del petto è bene che scenda senza interruzioni, mentre, a mio parere, le irregolarità dei bordi non dovrebbero costituire penalità, in quanto servono ad accentuare la peculiarità di accostarlo ad una ferita sanguinante.

Per concludere ritengo il Diamante variopinto una specie molto robusta, che si è adattata molto bene alla vita captiva, senza necessità di particolari esigenze alimentari, di locali e dimensioni di gabbia per riprodursi; soltanto i piccoli richiedono maggiore attenzione in fase di svezzamento. Ma un appassionato allevatore conosce che, per ottenere successo con gli esotici, qualche piccolo accorgimento è necessario, compensato peraltro dalla soddisfazione del successo ottenuto nella loro riproduzione. Inoltre quest’altro piccolo gioiello della fauna australiana presenta interessantissimi aspetti comportamentali che è un piacere soffermarsi ad osservarlo.

Ripeto che la mia esperienza è limitata a due stagioni riproduttive, quindi è gradito qualsiasi scambio di notizie, contattandomi al mio indirizzo di posta elettronica:      allevatore@diamantedigould-corsini.libero.it

Dicembre 2010                                                                                                                                                                                                 Eduardo Corsini


(*) PS - Mentre pubblico questa pagina sul Sito, si stanno registrando le giornate più caldo dell'estate. Nel mio locale la temperatura ha superato anche i 31°. Nessuna delle altre specie allevate ne ha sofferto; al contrario i  Variopinto, sostavano con il becco aperto. Una mattina ho trovato un novello sul fondo gabbia boccheggiante, dopo poco é morto. Mi sono meravigliato in quanto nel loro ambiente naturale la temperatura raggiunge livelli altissimi; ma mi sono ricordato anche di avere letto che le pozze d'acqua non devono mancare per bere e bagnarsi. Così ho trovato il rimedio. tenendo a disposione l'intera giornata il bagnetto.


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