Monday, March 27, 2023
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La IV^ Esposizione Nazionale

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Un altro ingresso dell'Esposizione (da una stampa dell'epoca)

Ernesto_Basile.jpg
L'architetto Ernesto Basile


La trasformazione urbanistica della zona ex-Esposizione

Piazza_Politama_1891.jpg

Piazza Politeama prima dell'Esposizione

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E' stato realizzato il Viale della Libertà (da una foto del 1930)

Via_della_Liberta_1938.jpg
Una foto del 1938

Viale_Libertà.jpg
Il Viale della Libertà come lo ricordo


L'altra "passegiata" il Foro Italico

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Il Foro Italico prima della guerra con lo sfondo di Monte Pellegrino, a sinistra in basso il palchetto dove si svolgevano concerti musicali per allietare la passeggiata dei palermitani


Porta_Felice_1865.jpg
Al termine del C.so V.Emanuele, Porta Felice e la Fontana del Cavallo Marino, entrambi distrutte dai bombardamenti e ricostruite. La porta si affaccia sul Foro Italico.

Palazzo_Butera_Facciata.jpg
Palazzo Butera si affaccia sul Foro Italico; era una dei più frequentati palcoscenici
dell'alta società dei tempi dei Florio

Palazzo_Butera_Salone.jpg
In uno dei suoi splendidi saloni Visconti ha girato la famosa scena del ballo nel Gattopardo

Palazzo_Butera_Festa_Nuziale.jpg
Oggi vengono utilizzati per prestigiosi pranzi di nozze

 
Altre immagini della Palermo passata ed in buona parte perduta

1940_Villa_Deliella-alle_Croci.jpg
Villa_Deiella_Piazza_Croci.jpg
Villa Deiella, sullo sfondo di Piazza Croci, famosa per essere stata demolita in una notte

Villa_Rutelli.jpg
Villa_Rutelli_Demolita.jpg
Villa Rutelli, una delle tante demolite sul Viale Libertà


Palazzo_Cusenza_Piazza_Gentili.jpg
Palazzo Cusenza a Piazza Gentili

Segue pannello destra
 

LA PALERMO DI ZIO ETTORE


Fra nostalgia e ricordi

   Lo zio Ettore è deceduto nel 1930 a 70 anni, una bella età per quell’epoca, nella quale la vita media degli italiani era nel 1900 di 43 anni, per salire  nel 2002 a 76,8 per i maschi e 82,9 per le femmine.

   Era uno dei più stimati notai della città e la professione gli consentì di raggiungereWeb_Zio_Ettore_Cucciolo Alano.JPG una posizione economica che per quei tempi ne facevano un uomo molto facoltoso. Possedeva una villa dove in alcune voliere teneva uccelli indigeni ed anche pappagalli, fra i quali una grande Ara. Ma la sua principale passione Web_Zio_Ettore_Coppia_Alani.JPGerano i cani. Mia nonna Web_Alano_Cuccioli.JPGricordava un magnifico San Bernardo, per il quale aveva predisposto, come giaciglio, una struttura in legno sotto la quale in estate disponeva dei blocchi di ghiaccio, in modo che non soffrisse eccessivamente il torrido caldo siciliano, al quale quella razza non era avvezza. In altre parole era un precursore della cultura odierna che impone il rispetto ed il benessere degli animali che si detengono. Passione e rispetto per gli animali che ha trasmesso alla discendenza. (Nelle foto la nipotina Lydia a 2 anni)

  Lo zio Ettore proveniva da una famiglia di professionisti, esempio rappresentativo della classe borghese di allora, evoluta culturalmente ed intellettualmente, il cui processo di trasformazione sociale era iniziato con l’Unità d’Italia, quando la parte più illuminata della nobiltà siciliana iniziò ad aprirsi a quella classe, prima ostentatamente tenuta fuori dal loro ambiente. La maggioranza dei nobili aveva compreso che isolandosi non avrebbe potuto mantenere in futuro i privilegi goduti fino ad allora, mentre occorreva integrarsi con la nuova classe emergente: la borghesia. Tommasi di Lampedusa ha magistralmente descritto quella fase storica nel suo capolavoro “Il Gattopardo” ispirando il termine di “gattopardismo” con cui si definisce ancora oggi quel comportamento.

   Palermo a partire da quegli anni attraversò un esaltante periodo  di realizzazioni architettoniche, urbanistiche e culturali, ma anche di brillante vita mondana, che la portò all’attenzione del bel mondo internazionale.

   Fra i principali protagonisti emerse la famiglia Florio della quale, tracciando una breve e veloce storia, è più facile e piacevole conoscere quel periodo storico. Paolo Florio, capostipite del ramo siciliano, era originario di Bagnara Calabra dove possedeva già alla fine del 1700 una piccola flotta mercantile di Porto_Palermo_fine_800.jpgfeluche ed imbarcazioni varie, con le quali trasportava il legname dei boschi calabresi in vari porti del Mediterraneo. Con Palermo il rapporto si consolidò, in quanto dopo lo scarico imbarcava pesce siciliano conservato. Il figlio Vincenzo nato nel 1799, decise con il fratello Ignazio di trasferirsi stabilmente a Palermo, intuendo la possibilità di realizzarvi ottimi affari.

   Ignazio  alla morte del fratello, associò alla ditta, il nipote di otto anni e costituì la “Ignazio  e Vincenzo Florio”. Crebbe il nipote come un figlio e questi, alla morte dello zio, ereditò la ditta, portandola a divenire in breve una delle più potenti realtà economiche nazionali. Le capacità imprenditoriali di Vincenzo Florio gli valsero da parte dei biografi l’appellativo di “primo cavaliere d’industria siciliano” e…..vorrei aggiungere, forse unico. Vincenzo èWeb_2_Zia_Lydia.JPG giovane intelligente, dinamico ed attento all’aria di rinnovamento e di progresso che pervadeva la società siciliana di allora. La permanenza a Palermo ai primi dell’ottocento dell’Ammiraglio Nelson aveva attirato numerosi industriali inglesi, che acquisirono il monopolio dei settori vinicolo, dell’estrazione dello zolfo e della pesca del tonno. Le famiglie Whitaker, Woodhouse, Ingham,  Hopps, erano solo alcune  di quelle più potenti ed in vista, i cui nomi ancora oggi vengono ricordati da splendide ville e palazzi, a loro appartenuti, che costituiscono vanto della città di Palermo.  Florio costituisce con l’inglese Beniamino Ingham la “Società dei battelli e vapori siciliani”; acquista una fabbrica del ferro e del bronzo, che successivamente, con il nome di “Fonderia Oreta”  trasformerà in una stabilimento metalmeccanico all’avanguardia nella costruzioni di caldaie, macchine e pezzi di ricambio per navi.

   Gli interessi dei Florio si allargano ancora in altri settori: fondano con Raffaele Barbaro una società per la “manifattura del vino all’uso del Madera”, produttrice del famoso “Marsala Florio”, si interessano alle miniere di zolfo di Racalmuto, acquistano una fabbrica di acido solforico che diventerà la futura “Chimica Arenella”, una filanda ed avviano l’attività di conservazione del tonno, che si consolidò e sviluppò con l’acquisto delle tonnare di Favignana.

   Il punto di maggiore ascesa dell’impero di Casa Florio fu raggiunto durante la gestione di Ignazio junior, non solo in campo economico ma anche come prestigio sociale. Alla morte del padre nel 1891, Ignazio gli succedette nella gestione di tutte le attività a soli 21 anni; due anni dopo l’11 febbraio, sposa Donna Franca. La convinzione comune che “dietro il successo di un grande uomo c’è sempre una grande donna” é confermata dalla figura di Franca Florio, della quale traccerò un breve profilo.

   Nata a Palermo il 27 dicembre 1873 é figlia del barone Pietro Jacona di San Giuliano e di Costanza Notarbartolo di Villarosa, casate di antico lignaggio siciliano. I capelli scuri e la carnagione bruna, tipici di una bellezza mediterranea, contrastavano con i suoi brillanti occhi verdi. Il colore della pelle costituiva il cruccio di Franca, in quanto a quell’epoca in una donna era apprezzata per il suo candore. Questo la indusse, già sposata, a farsi “porcellanare il viso” presso un istituto di bellezza di Parigi. Il procedimento viene descritto in un giornale dell’epoca: “…..bisognava togliere a piccoli pezzi l’epidermide, spruzzare il volto di sostanze antisettiche, passare dello smalto liquido ed asciugarlo poi con un ventaglio e con la cipria”.


 

Un trattamento che ricorda l’uso odierno del botulino…... passano i secoli ma la vanità femminile non cambia, a rischio anche di compromettere la salute!!!


  

  La giovane Franca di San Giuliano, diciassettenne bellissima, attrasse l’attenzione di Ignazio FlorioPalazzo_Florio_a_Olivuzza_1902.jpg quando uscendo in carrozza con il padre transitava dinanzi palazzo Florio a piazza Olivuzza (1), dove il giovane non mancava di farsi trovare al balcone e presto scoccò l’idillio. Il barone Jacona di San Giuliano non gradì molto questo corteggiamento, in quanto i Florio non erano nobili; ma alla fine dovette arrendersi al carattere determinato e pieno di gioia di vivere della figlia e aderì all’evoluzione del tempo che non considerava più tanto sconveniente un matrimonio fra nobili e borghesi………specialmente se il borghese era intestatario di un ricco patrimonio.

   Villa_Igiea_Stampa_Epoca_Web.jpgSuperata l’ostilità del padre, grazie anche alla discreta opera di persuasione della madre Costanza Notarbartolo, le nozze furono celebrate il 2 settembre 1892, in forma strettamente privata, per rispetto al Ignazio che aveva perso il genitore da meno di due anni.

   Al rientro dal viaggio di nozze, gli sposi soggiornarono temporaneamente alla villa  dei Colli, in attesa che venisse ultimato il loro appartamento presso Palazzo Florio all’Olivuzza. Fu arredato con mobili solidi e di buon gusto, della fabbrica Ducrot, che realizzava l’arredamento delle navi della Flotta Florio ed in seguito quello di Villa Igiea, su disegni dell’architetto Ernesto Basile. La Ditta Ducrot fu forse una delle prime ditte a “firmare” i suoi prodotti con il proprio marchio. Ho avuto modo di ammirare presso un famiglia siciliana di mia conoscenza uno di questi mobili (vedi pannello dx), simile nel disegno a molti di quelli che ancora arredano Hotel Villa Igiea (2).

   Villa Igiea fu inaugurata il 19 dicembre 1900; posta alle falde del Monte Pellegrino, dalle sue terrazze degradanti sul mare, offre uno splendido panorama del Golfo di Palermo. Era il più lussuoso ed esclusivo di Palermo, meta di illustri personaggi del secolo diciannovesimo.

Attualmente è rimasto tale, ospitando anche i più noti uomini politici della Repubblica, dove nei suoi saloni tessono le loro trame, spesso intrecciandosi con quelle di personaggi in odore di mafia.



 

   Si è detto che Andreotti per recarsi al famoso “incontro del bacio” con Totò Riina siaSalone_Web.jpg partito proprio da quell’albergo. I lunghi anni del processo non hanno mai confermato l’episodio, ma questa è ancora cronaca e sarà solo la Storia a potere dire la verità. Da parte mia, nato e vissuto fino a trentasette anni a Palermo, posso solo dire che è “verosimile”. Un mafioso come Riina era capace di quel gesto, non per affetto ma per affermare la propria “contiguità” ad Andreotti, il quale noto per il cinismo ed intelligenza politica, si sarebbe guardato bene dal rifiutarlo, conscio che non sarebbe uscito vivo dall’incontro, riservandosi tornando a Roma di ristabilire le “distanze” fra politica e mafia, prendendo quei provvedimenti che sono stati la sua migliore arma di difesa nel processo.




  2_Esposizione_ingresso.jpg Facciamo un passo indietro. L’anno precedente le nozze di Ignazio e Franca Florio si era svolta a Palermo la IV Esposizione Nazionale
 Italiana.

   L'incarico di realizzare l'architettura della struttura fu affidato ad Ernesto Basile, il quale aveva osservato le evoluzioni del dibattito artistico culturale della sua epoca in Europa e si era nutrito della voglia di rinnovamento del padre, che fu portatore di uno stile nuovo che trovava nelle linea curva e sinuosa l'elemento insieme costruttivo e decorativo.
   Ernesto Basile concepisce una composizione "vasta e grandiosa, su un tema quanto mai significativo per quella prima esposizione nella quale la Sicilia, ricongiunta all'Italia, doveva presentarsi agli Italiani" (4). In quel clima di sperimentazioni eclettiche che comprendevano un rivivivere di architetture gotico-veneziani, rinascimentali, ecc. Basile pensò di ideare l'ingresso principale ed i padiglioni in stile arabo-normanno.
  L'esposizione non fu solo un'occasione per mostrare i progressi della tecnica, ma anche esempi dell'arte e dei costumi dell'epoca. Coprì una vasta area situata tra le attuali Via Dante, Via P.pe di Villafranca e Via Libertà; proprio qui  in seguito sorgerà un quartiere moderno concepito secondo i dettami del tempo. Lungo il V.le della Libertà sorsero numerosi palazzi e ville stile Liberty che lo resero una delle più belle arterie del tempo ed, assieme al Foro Italico, divenne luogo preferito per le passeggiate in carrozza e landau. Dopo questa prima rivoluzione urbanistica, seguì quella delle due arterie principali di Palermo: l'asse Piazza Stazione/Via Roma e quella Piazza Stazione/Via Maqueda, alle quali ho dedicato una pagina a parte, che potete visitare cliccando.




Piazza_Politama_1891.jpgVia_dellaLiberta_1930.jpg1_Foro_Italico.jpg  
 
Nelle foto da sinistra: Piazza Politeama 1891, Viale della Libertà 1930, Foro Italico 1928

  

    La manifestazione attrasse i più alti personaggi  del mondo artistico, economico e politico dell'intero continente e di oltreoceano. Ignazio Florio durante i numerosi incontri mondani instaura rapporti a livello internazionale, accarezzando il disegno di europizzazione della Sicilia. Franca con grazia e charme aiuta non poco il marito a portare avanti il discorso da lui iniziato. Ma forse i tempi non erano maturi e, come ci dirà successivamente la storia, il momento magico dell'isola passò come un meteora, coincidendo con il declino di Casa Florio conclusosi nel secolo XX° come vedremo alla fine di questa breve nota.



Viale_Libertà.jpg

 

 





Terminata la seconda guerra mondiale ho avuto la fortuna da ragazzo di passeggiare lungo il Viale della Libertà all’ombra dei meravigliosi platani ed ammirare le costruzioni d‘epoca che ancora la fiancheggiavano, prima che la speculazione edilizia le demolisse quasi tutte, per fare il posto a palazzi multipiani. I giovani di allora, che vi praticavamo lo “struscio”, non apprezzavamo il fascino di quel Viale, pensando solo ad ammirare le altere e distaccate  bellezze palermitane loro coetanee. Nel corso di una delle mie ultime visite a Palermo ho constatato, con un  groppo al cuore, che anche i platani non sono più quelli rigogliosi di una volta a causa dello smog.










 

 

 Teatro_Politeama.jpgKaise_Franca_Florio_1907.jpg

    



Ma bando ai ricordi e riprendo il filo del discorso. Il fiume di denaro che Franca ebbe a disposizione con le nozze, unita alla innata naturalezza proveniente dalle origini aristocratiche, le facilitò il compito di calarsi nella nuova realtà e condurre una vita mondana che aiutò non poco Ignazio negli affari. La sua figura alta e slanciata, la Franca_Dama_Regina.jpgclasse con cui vestiva gli splendidi abiti che i sarti parigini creavano per lei, ne mettevano in risalto la carnagione ambrata ed i brillanti occhi verdi. Al fascino della sua bellezza aggiungeva nei rapporti interpersonali, la grazia del sorriso, l’eloquio scintillante ed intelligente, unito al portamento altero, ma non superbo, doti che le consentirono in breve di entrare nel cuore dei concittadini, che arrivarono a definirla “la Regina di Palermo”.

   Il suo fascino non si limitò ad una conquista locale, ma anche nel bel mondo internazionale di allora, nel quale i Florio poterono vantare grandi amicizie. Basti ricordare per tutto che i Florio ebbero l’onore di ospitare per un tè nella loro prestigiosa dimora dell’Olivuzza il Kaiser Guglielmo II, la moglie Imperatrice Augusta Vittoria ed i figli maggiori. Franca organizzo personalmente i preparativi per l’incontro, ordinando che con il tè, oltre ai pasticcini, fosse servita la cassata siciliana, molto apprezzata dagli ospiti. 

   Il Kaiser giunse in visita a Palermo nell’aprile del 1896, mettendo in subbuglio le signore dell’aristocrazia che prepararono toilettes e gioielli per partecipare ai previsti impegni mondani. La visita si concluse con la prima della Bohème al Teatro Politeama, presente anche Giacomo Puccini. Fu l’ultima stagione lirica in quel teatro, in quanto nel maggio dell’anno successivo si inaugurò il Teatro Massimo, progettato dall’architetto Giovan Battista Basile e completato dopo la sua morte dal figlio Ernesto. L’impresario (3) fu Ignazio.

 

   Le iniziative prese dai Florio per la città di Palermo furono numerose e diedero un notevole contributo al prestigio alla città  per imporsi all’attenzione del bel mondo internazionale.

   L’evento forse più importante, frutto dell’inventiva e della genialità di Vincenzo Florio, fu l’organizzazione del “Primavera Siciliana” un susseguirsi di iniziative mondane, turistiche e sportive che attrassero a Palermo ed in tutta la Sicilia i massimi esponenti dell’aristocrazia, della cultura e della finanza internazionale (4). 2_Targa_Florio.jpg

  1_Targa_Florio.jpg  Fra questi eventi il più noto è la Targa Florio, che ha mantenuto la sua importanza nel tempo, per il fascino del suo percorso in salita lungo le tortuose strade delle Madonie.   La prima edizione ebbe il via il 6 maggio 1906.

   Palermo assunse in quegli anni un ruolo che le valse l’appellativo di “Ville Lumière del Mediterraneo”, divenendo tappa di numerose “teste coronate” e di nomi illustri della cultura, come Goethe, Maupassant, Wagner, Puccini, Trilussa, Oscar Wilde, D’Annunzio e di finanzieri come Rothschild.


   Per comprendere a fondo la personalità di Franca Florio, il rapporto che ebbe con il Vate merita un breve approfondimento.

   Il loro incontro avvenne in occasione della prima assoluta della Gioconda, opera del poeta, al Teatro Bellini il 15 aprile 1899, presentato dalla compagnia di Eleonora Duse ed Ermete Zacconi. D’Annunzio non restò insensibile al fascino della nobildonna palermitana, appassionata lettrice dei suoi romanze e poesie, tentando come solito di annoverarla fra le sue conquiste. Ma Donna Franca, nonostante i ripetuti tradimenti del marito, che conosceva e perdonava dopo violente scenate, gli restò sempre fedele e sapeva tenere a bada con grazia e stile gli innumerevoli corteggiatori che la circondavano. Il legame con il poeta fu improntato sempre ad amicizia sincera, reciproca stima ed ammirazione.

   Il punto più alto dell’ascesa sociale di Franca Florio giunge in  26 maggio 1902 con la nomina a “Dama della Regina”, alla quale era stata presentata nell’anno precedente. Il ruolo ricoperto le offre numerose prerogative nelle cerimonie mondane ufficiali, che accrebbero il prestigio dei Florio. Al contrario Ignazio rifiutò i titoli nobiliari propostigli, orgoglioso che il potere e la ricchezza derivavano dalla genialità imprenditoriale della sua Casa.

   Franca Florio conobbe durante un soggiorno a Saint Moritz il pittore Giovanni Boldini,Boldrini_ritratto_Franca_Florio_Web.jpg famoso per i ritratti femminili. Boldini eseguì un quadro che, per la carica di seduzione messa in risalto dalle forme e curve, sembrò ad Ignazio che esaltassero più gli attributi fisici anziché la bellezza e la regalità della moglie. Quando i Florio furono costretti dalla crisi ad alienare il patrimonio il quadro fu uno dei primi ad essere ceduto al barone Rothschild. Durante la guerra fu confiscato dai tedeschi, ma alla fine del conflitto fu restituito ai legittimi proprietari. Successivamente acquistato dai Caltagirone, oggi ha trovato giusta collocazione nell’albergo di Villa Igiea. 

   Il 1912 è un anno nel quale ad Ignazio Florio gli affari iniziano a non andare per il solito verso. L’industriale Piaggio ed un gruppo di imprenditori genovesi riescono ad acquisire il pacchetto di maggioranza dei Cantieri Navali Riuniti alla quale fa capo anche quello di Palermo, estromettendone i Florio. I gruppi industriali del nord hanno il controllo anche dei cantieri di Ancona e Riva Trigoso. Il colpo è pesante e segna l’inizio del declino dell’impero della famiglia siciliana.

  Successivamente con l’aggravarsi della situazione finanziaria ed economica del Gruppo Florio vengono cedute altre aziende, fra queste, quella della Ceramica alla Richard Ginori, le tonnare di Favignana ai Parodi di Genova, la società per la produzione del marsala alla Cinzano.

  Per il tracollo definitivo fu determinante la revoca nel 1929 della concessione della linea Napoli-Palermo. La Banca Commerciale Italiana  verso la quale  la Compagnia di Navigazione e personalmente i Florio erano indebitati ne acquisì il pacchetto di maggioranza. Cominciano a piovere le richieste dei creditori nazionali ed internazionali: alberghi, sartorie,  gioiellerie e mobilifici, fornitori abituali per consentire ai Florio di mantenere il loro altissimo tenore di vita. Franca docilmente accetta che il marito ceda in pegno i suoi gioielli, dopo avere venduto i tre yacht di famiglia.

  Quale furono le scelte politiche ed i personaggi che determinarono la caduta dell’impero dei Florio: il governo Giolitti, l’avvento del fascismo, i gruppi imprenditoriali settentrionali, la Banca Commerciale Italiana? Il dibattito non è ancora concluso e spetterà agli storici dare una risposta, ma è certo che l’evento segnò anche la fine del sogno siciliano di ricoprire un ruolo economico paritario nell’Italia unita.


   Nel dopo guerra la concessione alla Sicilia di una vasta autonomia doveva contribuire, nell’intenzione dei politici, ad eliminare il “gap” con il tessuto economico e sociale del nord. La cronaca ci insegna che la soluzione oltre a dimostrarsi illusoria, ha prodotto vasti effetti negativi sul tessuto sociale siciliano. Gli uffici regionali  che sorsero a Palermo divennero una sorta di calamita per le popolazioni delle provincie che trovarono facile occupazione grazie al sistema politico clientelare. Questo flusso dalla provincia alla città di “mezzadri inurbati” (termine preso a prestito da Gianpaolo Pansa, con il quale ha definito Antonio Di Pietro), con un semplice diploma ottenuto alle scuole serali, non potevano costituire una classe burocratica all’altezza di svolgere l’immane compito di dare una svolta alla Sicilia, sarebbe stata necessaria una preparazione da “Ecole francaise de commis de l’Etat!! Certo non mancavano bravi dirigenti motivati e professionalmente preparati , ma l’armata Brancaleone che avevano alle dipendenze tarpava loro le ali. Mi si perdoni il termine usato, che non vuole essere offensivo per la categoria dei mezzadri, che quando svolgono il loro compito nelle campagne lo fanno egregiamente, ma il passaggio da un’attività all’altra richiede una preparazione  che “la chiamata” di un politico interessato solo ai voti non può dare.

   Peraltro la loro massiccia presenza in città ha provocato lo scadimento culturale e comportamentale di Palermo, che abbiamo messo in evidenza nella parte dedicata al periodo della presenza dei Florio.

   Ma anche la mafia che, fino allora, era costituita dalla tradizionale “mafia di campagna” nel trasferirsi in città cambiò volto e divenne quella pericolosissima organizzazione criminale, che allungò i sui tentacoli, prima nel settore delle costruzioni, successivamente in quasi tutti quelli economici. Da questo all’intreccio con il potere politico il passo è stato breve; ma inutile parlarne in quanto la cronaca siciliana, intrisa del sangue di tanti fedeli servitori dello Stato che hanno sacrificato la loro vita per contrastare il fenomeno, è nota a tutti. L’argomento esula da questo scritto, mentre sarà compito della Storia farvi luce e trarne le conclusioni.

   Mi premeva invece mettere a raffronto il cambiamento che ha subito la società siciliana con quella del periodo che ho tracciato, prendendo spunto dalla personalità dello zio Ettore.

  

   Sul viale del tramonto i rapporti familiari sembrano stringersi, rendendo per Franca meno penoso il radicale cambiamento della vita alla quale era abituata, comunque la sua personalità le è stato di aiuto a sostenerla con grande dignità. Da tempo si è trasferita stabilmente a Roma, dove Igiea, che aveva contratto matrimonio con il duca Averardo Salviati, le è molto vicina, allietandola con la sua presenza e con quella dei nipotini. Ignazio frequentemente la raggiunge a Roma da Palermo. Ad allietare il grigiore di quel periodo sopraggiunge il matrimonio di Giulia, la più giovane delle sue figlie, con il marchese Achille Belloso Afan de Rivera. Il giorno precedente la cerimonia Franca ha la gioia di accompagnare la figlia ed il fidanzato dalla Regina Elena. Le nozze vengono celebrate con sfarzo e Franca, sempre bella ed elegante, si sente ritornare in quei momenti ai fasti di Casa Florio.

   Franca Florio si spegne il 10 novembre 1950 a Migliarino, ospite della figlia Giulia e del marito Achille Belloso Afan de Rivera, assistita anche dall’altra figlia Igiea. Ignazio muore sette anni dopo nella sua Palermo.

   Prima di chiudere questa pagina desidero precisare alcuni aspetti che al lettore potrebbero risultare poco chiari. Ho preso spunto da Zio Ettore, che nel mio immaginario considero come l’antenato che ha trasmesso i cromosomi della passione per gli animali alla mia famiglia, per divagare sulla Palermo della sua epoca. Proprio nei giorni che iniziavo a scrivere, dei cari amici palermitani sono arrivati a Lecce, donandomi un libro: “Franca Florio di Anna Pomar – Edizioni Novecento, Via Siracusa 16 - Palermo”. Conoscevo superficialmente questo periodo storico della mia Palermo e sono rimasto affascinato, approfondendolo con questa lettura, dal personaggio di Donna Franca e della Famiglia Florio, tanto da indurmi a riassumerne alcune pagine, intramezzandole con riflessioni personali, frutto del mio vissuto di palermitano.

   Per finire desidero precisare che non sono un nostalgico della monarchia, convinto che l’istituzione repubblicana sia più consona ad uno Stato democratico parlamentare, dove ai vertici si dovrebbe arrivare per merito e non per diritto ereditario. Non rimpiango neanche i tempi in cui l’aristocrazia era la classe dominante. Ma nella fase postunitaria di trasformazione della società, il connubio fra aristocrazia illuminata e borghesia produttiva, aveva consentito l’affermarsi di personaggi dinamici ed intelligenti, che hanno dato lustro a Palermo di quell’anni. Si quella nuova classe, ricca anche di valori, ormai sparita la rimpiango!!! Mi domando qual è oggi la classe dominante palermitana?!?!?!!


1_Villino_florio.jpg




N O T E:


(1) Vincenzo Florio, nonno di Ignazio, acquistò il palazzo dalla principessa russa Tchekovskaia e successivamente quello a fianco del duca Serradifalco annettendoli e, su progetto dell’architetto Cavallari, modificò il prospetto. Nello stupendo parco fu edificato fra il 1899 ed il 1902, su progetto di Ernesto Basile, uno splendido villino. È una delle prime opere architettoniche in stile Liberty d'Italia e viene considerato uno dei capolavori dell'Art Nouveau anche a livello europeo. Il Basile inserì nella struttura vari elementi, come facenti parte di un itinerario: ricurve superfici barocche, capriate tipicamente nordiche, torrette cilindriche che rimandano ai castelli francesi, colonnine romaniche e bugnati rinascimentali sono tutti elementi sapientemente miscelati a creare un capolavoro di eclettismo ed originalità. Terminata l'età d'oro della famiglia, il villino cadde nel dimenticatoio fino all'incendio del 1962 che ne danneggiò parte dell'interno. Si mormorò che fu la mafia dell’edilizia a compiere il gesto criminoso, allo scopo di rendere edificabile la bellissima zona. Fortunatamente fu una delle poche volte che non raggiunse lo scopo ed oggi il villino restaurato ospita gli uffici del Dipartimento Regionale per l'Architettura e l'Arte Contemporanea ed è una delle sedi di rappresentanza della Regione Siciliana.

(2 )La ditta Ducrot si Palermo diventata famosa per gli arredi navali, ha realizzato anche quelli del “Giulio Cesare” il grandioso transatlantico della Navigazione Generale Italiana dei Florio, varato nel 1920. Possiamo considerare questo grande evento l’inizio della fine dell’avventura dei Florio nel campo della navigazione.

(3) La carica di impresario corrisponde a quella attuale di Sovrintendente

(4) Di quel periodo la costituzione del Circolo Canottieri Roggero di Lauria, il più prestigioso circolo nautico della città.











Dopo questa rapida carrellata sulla Palermo colta ed intellettuale,  in buona parte scomparsa, vorrei soffermarmi su un aspetto culturale meno elevato, ma per questo non meno importante in quanto legato a fatti storici e tradizioni popolari, che comunque caratterizzano la mia città. Oltretutto un argomento più leggero mi sembra adatto a concludere queste pagine che considero come “un omaggio alla mia Palermo”.


IL CIBO DI STRADA E........NON SOLO



Lecce, 18 luglio 2012
 
Alcuni immagini esterne di Villa Igiea

Villa_Igiea_Stampa_Epoca_Web.jpg
Da una stampa dell'epoca

Foto_900.jpg
Da una foto dei primi del '900

Villa_Igea_Web.jpg
Foto recente

Villa Igiea_falde_M_Pellegrino_Web.JPG
Il porticciolo turistico

 
Immagini interne di Villa Igiea

Salone_Basile_Web.jpg
Affresco_Sala_Basile_Villa_Igiea.jpg
Sala Basile e particolare dgli affreschi

Salone_2_Web.jpg
Uno degli ovattati salotti

Ritratto_Franca_Florio_Villa_Igiea_Web.jpg
Il ritratto del Boldrini di Donna Franca ha trovato giusta collocazione in un salone della sua Villa Igiea

 
Particolari del mobile Liberty, citato nel testo

Mobile_intero_Web.JPG
Ripiano_Web.JPG
Targa_Ducrot_Web.JPG

Sul bordo del cassetto il marchio "Ducrot"

 
Altre immagini della Palermo passata ed in buona parte perduta

Castello_Zisa.jpg
Trono_Zisa.jpg
Diavoli_Zisa.jpg
Il Castello della Zisa  del 12° secolo sorto per volontà di Re Guglielmo fu realizzato da architetti arabi, allora graditi ospiti degli illuminati sovrani palermitani. Il nome deriva dall'arabo "al-Aziz" che vuol dire nobile, glorioso. Andato in decadenza, solo di recente é terminata la ristrutturazione, per renderlo fruibile ai visitatori.
Nell'ultima foto l'affresco del soffitto raffigurante dei diavoli, che per la loro disposizione, era difficile contare con esattezza. Questo particolare ha ispirato il detto popolare che per indicare un numero imprecisato recitava "sono quanto i diavoli della Zisa".


Villa_Alliata_Pietratagliata.jpg
Villa Alliata a Serradifalco, costruita nel 1860. Finita in mano ad un mafioso nel 1990 é stata confiscata e destinata ad abitazione per i senza tetto. Oggi versa in completo degrado.

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