Il 7 marzo 2010 l’A.O.S. di Lecce ha organizzato nella propria sede, con la
collaborazione del Comitato di “Indigena” (F. Faggiano, F. La Torre,
e M. Albano), un incontro con il Dott. Riccardo Rigato, Presidente
dell’Ass. Albatros di Cassino, nota per l’organizzazione con cadenza
biennale di interessantissime Conferenze ornitologiche sui più diversi
temi, con la partecipazione di qualificati relatori. Il Dott. Rigato
medico veterinario, giudice internazionale I.E.I. ed allevatore da
lunghi anni, ha conseguito lusinghieri successi, grazie all’esperienza
maturata sul campo ed alle sue profonde conoscenze professionali; oltre
che nel settore I.E.I. ha ottenuto un eccezionale risultato nei canarini
di colore con la “creazione” della mutazione “Ametista”.
L’interesse dei temi previsti ha attirato un folto gruppo di
allevatori di numerose specie, dai canarini agli esotici, ai
fringillidi, ai pappagalli. Presenti anche alcuni allevatori di Diamanti
di Gould, oltre al sottoscritto che ha preso nota dei punti più
salienti allo scopo di trasmettere le informazioni agli allevatori, attraverso
questa cronaca.
Il Dott. Rigato ha premesso che la sua qualità di allevatore, oltre
che di veterinario, gli consente di interpretare al meglio le esigenze
dell’uditorio, valutando anche gli aspetti economici della gestione di
un aviario. Ha precisato che le opinioni espresse sono il frutto delle
sue scelte personali e qualche suo suggerimento potrebbe apparire
controcorrente, ma ogni allevatore avrebbe deciso se accettarlo
totalmente o in parte.
La linea guida che segue è quella di fornire alimenti assolutamente
privi di contaminazioni che possano causare patologie o semplicemente
ridurre le difese immunitarie.
La prima attenzione deve essere rivolta alla qualità della miscela
di semi, che costituisce la base dell’alimentazione di tutti i
granivori. Certo una ditta notoriamente seria offre garanzia di
sottoporre i prodotti acquistati ad attenta analisi prima di immetterli
sul mercato. Comunque volendo effettuare dei controlli personali é
importante conoscere alcuni semplici metodi per giudicare un prodotto,
senza lasciarsi affascinare dal nome delle marca solo perché
pubblicizzata. Prima di ogni cosa bisogna
ricorrere alla “prova di germinabilità” dalla quale si può dedurre se un
seme è fresco o stantio; basta collocare su un foglio di scottex, da
mantenere umido per alcuni giorni, un cucchiaino di miscela; dalla
quantità di quelli che germinerà se ne valuta la qualità, tenendo
presente che più si avvicina al 100% tanto migliore sarà il prodotto.
Effettuare la prova olfattiva e di assaggio dalla quale si potrà
sentire odore o sapore di rancido. Ancora immergere un campione in una
bacinella di acqua: se alla superficie inizia a galleggiare una patina
iridescente è indice che la miscela è stata trattata con nafta per
conservarla, senza tenere conto del danno che avrebbe provocato ai
soggetti cui è destinata.
Quindi si è a lungo soffermato sul metodo che adotta per la preparazione dei semi germinati
senza utilizzo di disinfettanti, sottolineando che ne vengono
utilizzati altri con l’impiego di sostanze chimiche, pur validi, ma che a
suo parere presentano l’inconveniente di poterne trasmettere, anche
dopo abbondante risciacquo, piccole quantità agli uccelli, provocando
danni alla flora.
Il procedimento adottato dal Dott. Rigato si basa su sistemi naturali di preparazione:
1. risciacquo della miscela da germoglio;
2. immersione
per 24 ore in una bacinella con abbondante acqua (l’ossigeno contenuto
nell’acqua è per se stesso un ottimo disinfettante) con aggiunta di un
cucchiaio di aceto per litro, con la funzione di abbassarne il ph in
modo da non consentire lo sviluppo delle micotossine e di altri agenti
patogeni;
3. trascorse
24 ore, terminata la fase di imbibizione, dopo abbondante risciacquo,
si distendono su un crivello con maglia in acciaio, coprendoli con un
telo umido;
4. durante
il periodo della germinazione, se il telo si asciuga inumidirlo; i
tempi variano in relazione alla temperatura ed al tipo di semi, comunque
non occorre che la “radichetta” sia molto sviluppata, perché già nelle
prime fasi il processo chimico che “arricchisce” il seme è avviato;
5. travasare
i semi in un contenitore con al fondo un foglio di scottex, in modo da
eliminare la residua umidità; quando si nota che sono ben asciutti,
togliere la carta ed utilizzarli secondo il metodo proprio di ogni
allevatore (micelati al pastone, integratori, ecc.).
Alla domanda di un ascoltatore che ha chiesto se è consigliabile
utilizzare il pastone umido, in quanto più appetito in genere dai
volatili, ha risposto che minore quantità di acqua è contenuta negli
alimenti, minore è la probabilità che si sviluppino agenti patogeni (in
particolare muffe e miceti). Consiglia di non inumidire mai il pastone
secco con acqua, ma semplicemente con un filo di olio di semi.
Riguardo all’argomento “ambiente” ha raccomandato, come misura
di prevenzione, la pulizia e la disinfezione del locale e delle
attrezzatura, precisando però che non deve essere attuata in maniera
“ossessiva” in quanto non si può pretendere di ottenere un locale
totalmente sterile. Importante è evitare il sovraffolamento e mantenere
una buona areazione, condizioni indispensabili per limitare la carica
microbica ambientale a livello fisiologico.
Quanto alla prevenzione ha ribadito il concetto ormai
consolidato di escludere il cosiddetto trattamento precova con uso
indiscriminato di antibiotici come si praticava in passato.
Consiglia di effettuare almeno annualmente l’esame delle feci, completo di antibiogramma,
attraverso il quale, se presenti agenti patogeni, il laboratorio
incaricato indicherà a quale farmaco sono sensibili. Inutile, senza
avere effettuato preventivamente le analisi, somministrare preparati a
“largo spettro” in quanto se non mirati lascerebbero integro il virus o
batterio presente, provocando solo un danno alla flora intestinale. Al
contrario, durante tutto l’anno, si dovranno attuare periodici trattamenti volti ad accrescerla, in quanto l’obiettivo prioritario di ogni buon allevatore deve essere quello di selezionare soggetti con ottime difese immunitarie, questo il migliore sistema in assoluto di prevenzione.
Abbiamo posto una specifica domanda sulle cause e sui rimedi riguardo al frequente problema della ritenzione dell’uovo nei Diamanti di Gould. Le cause possono essere di natura patologica,
dovute ad un infezione dell’apparato riproduttore femminile,
comunemente denominata “candida”, un micete che, in genere inizialmente
presente nel gozzo e nell’apparato digerente, si estende
progressivamente. Occorre individuarlo a mezzo di analisi di
laboratorio, basata su prelievo a mezzo di tampone boccale ed
intervenire farmacologicamente. Ha precisato che l’esame delle feci non
approderebbe ad un risultato utile, in quanto i succhi gastrici
potrebbero alterarne il risultato. Altra causa il “guscio molle” che ne
rende difficoltosa l’espulsione per carenza di calcio; in questo
caso bisogna agire a monte incrementandone l’apporto durante tutto
l’anno. Infatti questo minerale necessario alla formazione del guscio
non viene prelevato, come erroneamente si crede, dal sangue, ma da
quello che si è accumulato nel tempo sulle ossa della femmina, come
riserva da utilizzare nella fase di ovodeposizione. Da notare che il
calcio assunto senza la contemporanea somministrazione di fosforo
non si “fissa” alle ossa. Quindi per prevenire: sempre a disposizione
osso di seppia e sali minerali, nonché somministrazione periodica
aggiuntiva di calcio e fosforo. Al momento in cui la ritenzione si
verifica, oltre al rimedio empirico, molto in uso fra gli allevatori
delle fumigazioni ed applicazione di olio sulla cloaca, si può
somministrare alla femmina una goccia di calcio gluconato, direttamente nel becco.
L’interesse per i temi trattati è dimostrato dalle numerose domande
poste dall’attento uditorio, che hanno determinato la chiusura della
riunione oltre l’ora di pranzo.
Speriamo di potere riascoltare nuovamente in Dott.Rigato, magari
organizzando un incontro riservato esclusivamente agli allevatori del
nostro estrildide.
Lecce, 13
aprile 2010
Eduardo Corsini
Ci
scusiamo con i lettori per non avere illustrato, come di consueto,
l'articolo con foto.