I LOCALI & LE ATTREZZATURE
I locali dell'allevamento dovrebbero essere
destinati prevalentemente a questo scopo, in quanto le coppie necessitano di
una certa tranquillità e cubatura adeguata al numero dei soggetti da
allevare. La cucina, come per qualsiasi altro volatile, è il luogo meno
indicato per la presenza di vapori, umidità, odori nocivi e sbalzi di
temperatura.
Prima di proseguire desidero sottolineare che le dimensioni del locale, adeguate al numero di soggetti che dovrà
ospitare, è forse più importante delle dimensioni delle gabbie. Riporto un
brano tratto da un articolo di Gianni Matranga, pubblicato sulla rivista del Club
degli Agapornis: “In un ambiente chiuso dove si trova concentrato un certo
numero di animali, con il passare del tempo si crea una condizione che prende
il nome di Microbismo ambientale di cui nessun allevamento è
esente. Questo rappresenta la concentrazione o carica microbica presente in
quell’ambiente e, tanto sarà maggiore il numero dei soggetti presenti, tanto
più alta sarà la concentrazione batterica risultante, con evidenti pericoli e
condizionamenti per la salute degli ospiti perché basta un piccolo elemento
scatenante per rendere patologico ciò che era prima fisiologico.”
Gli altri fattori che qualificano un buon locale sono:
Luminosità, che può essere sostituita o integrata con
lampade a “spettro solare” (sul tipo di quelli usate per gli
acquari), azionate da un programmatore di luce, munito di fotocellula.
Da alcuni anni in alcuni allevamenti sono stati adottati i “Led”, che per resa
di colori ed economicità non sono
in discussione; se il locale è anche illuminato da luce naturale, ritengo dopo la mia esperianza che si possono tranquillamente utilizzare. Se l'ambiente é illuminato solo con luce artificiale è preferibile installare quelle a "spettro solare". Anche in un locale ben illuminato, nel periodo invernale, il programmatore
di luce è utile durante la riproduzione per allungare le ore (a sinistra alcini tipi della Fran-pet). La
programmazione deve consentire un fotoperiodo per il nostro estrildide, complessivo fra quella solare ed
artificiale, non inferiore a 10 ore. La fotocellula provvede automaticamente,
nel caso di riduzione della luce naturale per eventi atmosferici, a fare
entrare in funzione quella artificiale. Il numero delle lampade da installare e
la loro potenza dipende dalle dimensioni e dalla conformazione del locale, in
modo da evitare che rimangano angoli troppo oscuri. Un’ottima scelta, se
possibile, è quella di collocare alcune lampade al soffitto ed altre in basso,
in posizione verticale, in modo che anche le gabbie nella posizione più vicina al pavimento ricevano una buona
illuminazione. Nel mio locale,
già ben illuminato dalle aperture, ho usato per anni le comuni lampade
al neon allo scopo solo di aumentare le ore di illuminazione. Ho tratto
la conclusione che se la luce solare entra a sufficienza, quelle a "spettro solare" non sono indispensabili.

Areazione è un altro fattore importante, quindi se le
aperture non sono adeguate o, quando durante i mesi freddi, sono chiuse, è
necessaria l’installazione di un aspiratore, scelto in
base alla cubatura, collegato ad un timer che ne provoca l’accensione ad
intervalli prestabiliti (nel mio locale ho ritenuto sufficiente 1 ora di funzionamento intervallata
da 1 di riposo).
Umidità non dovrebbe superare il 65%, ma i Gould
sopportano per periodi non prolungati anche valori fino al 90%; se occorre
procurarsi un deumidificatore, in quanto soffrono l’umidità eccessiva
e prolungata, più del freddo. Inoltre potrebbe favorire lo sviluppo di
miceti, muffe e batteri, soprattutto nei cibi umidi (semi germinati). Al
contrario se l’allevamento è tenuto in locali riscaldati, bisogna controllare
che l’aria non si essicchi eccessivamente ed intervenire collocando, sulla
fonte di calore, una bacinella con l’acqua che evapora, oppure acquistare un
umidificatore. Durante la muta l'umidità bassa (anche 40%) la favorisce.
Temperatura è un altro fattore correlato all’ubicazione
geografica dell’allevamento. L’Italia per la sua conformazione allungata,
presenta sensibili differenze di clima da nord a sud. Premettiamo che il
Diamante di Gould proviene dall’Australia, con un clima mediamente più caldo e
con minori escursione termica stagionale. Ma in alcune zone più interne, dove
il nostro estrildide si sposta dopo la riproduzione, l’escursione giorno/notte
è abbastanza sensibile, fino a raggiungere valori prossimi allo zero. Eppure il
Gould sopporta tali temperature, senza soffrirne.
Questo consente anche nel
nostro Paese di mantenerlo all’aperto con temperature abbastanza
basse, anche inferiori a 10°. Importante evitare sbalzi improvvisi e correnti
d’aria (vedi “allevamento in volera”). Il discorso è diverso durante la riproduzione, per la quale per
ottenere una buona resa non dovrebbe scendere sotto i 18°; se si sceglie di
effettuarla nei mesi da settembre a febbraio (vedi capitolo “periodo
riproduttivo"), necessita che il locale sia riscaldato artificialmente. Anche un ozonizzatore (nella foto a dx)
ed uno ionizzatore sono consigliati per ottimizzare
le condizioni igieniche del locale; il primo per sterilizzare e purificare
l’aria, il secondo per abbattere le polveri in sospensioni. Sono in commercio degli apparecchi filtranti (a sx della Besser Elektronik) che effettuano la pulizia dell'aria con due azioni combinate: una elettrostatica che abbatte
le polveri e l'altra meccanica, che l'aspira e la filtra per
trattenerne le impurità (polveri, muffe, pollini, ecc.); il prezzo é
giustificato dall'efficacia e
dal fatto che sostituisce l'uso dei due
apparecchi prima mensionati. Per rilevare sia la temperatura che l'umidità è necessario dotare il locale di un apparecchio che ne misuri i valori.

I contenitori per i nostri
soggetti, in un allevamento ben organizzato, dovrebbero essere di vario tipo e
dimensione, per ottemperare alle diverse esigenze delle fasi di conduzione.
Le gabbie
per la riproduzione dei Gould sono sufficienti di
dimensioni uguali a quelle per i canarini (60x35x40 circa).
I gabbioni,
da 90 e 120 centimetri di lunghezza, sono adatti per separare i riproduttori
durante il periodo della muta e del riposo e per trasferirvi i novelli dopo lo
svezzamento, per consentire loro di sviluppare adeguatamente la muscolatura.
Le
“gabbie a batteria” sono un sistema molto comodo e
razionale; consentono, al bisogno di collegare ogni singolo contenitore con
l’altro, permettendo di aumentarne le dimensioni, volendo fino a formare un
“corridoio di volo“ per tutta la lunghezza, da utilizzare per numerosi uccelli.
Esistono anche le "batterie con sistema carta", nelle
quali il fondo non è provvisto dei consueti cassetti per la raccolta degli
escrementi, ma da un unico piano dove un nastro di carta, da un rotolo posto ad
un’estremità, scorre velocizzando l’operazione della periodica pulizia.
I nidi da
preferire sono
quelli cosiddetti “a doppia camera” delle seguenti dimensioni standard:
generali cm.20 x 13, altezza cm.12;

anticamera
cm.8 x 13
camera nido
cm. 12 x 13
diametro
ingresso cm.4,5
Molti allevatori utilizzano i normali nidi “a
cassetta aperta”
per esotici, quasi sempre accettati dai Gould.
Da un paio di stagioni utilizzo nidi in plastica più profondi e con l'apertura a feritoia (vedi foto a fianco); senza riscontrare inconvenienti.
Poiché o Gould sono dei pessimi costruttori di nido lo preparo personalmente
foderando la base con abbondati fibre di cocco, per finire con un leggero strato di "sisal" oppure fili di d'erba essiccati. Metto a disposizione nella gabbia dell'altro materiale perché possano ultimare il lavoro e creare fra loro un maggiore affiatamento di coppia (nella foto un nido già preparato).
Per i Passeri del Giappone utilizzo
esclusivamente i nidi di plastica per esotici.
Eduardo Corsini pubblicato 09/11/2012 -aggiornato 11/03/2015