LA PREVENZIONE DALLE MALATTIE E DAI PARASSITI
Ho denominato il capitolo "prevenzione" e non cura delle malattie e dei parassiti, in quanto sono un sostenitore della massima che afferma: “la prevenzione é la
migliore medicina contro le malattie ed i parassiti: evitare è sempre meglio
che curare”.
Per curare bisognerebbe rivolgersi ad un veterinario specializzato in patologie avarie. Per l'allevatore è importante comunque sapere individuare tempestivamente i sintomi e descriverli
al veterinario, per metterlo in condizioni di diagnosticare. 
L’unico modo sicuro per farlo é l'esame coprologico (delle feci), con antibiogramma, che indica il principio attivo al quale è
sensibile l’agente patogeno individuato. Fornendo medicine non adatte, si corre
il rischio, non solo di vanificarne lo scopo, bensì di autoimmunizzare il responsabile, rendendolo più
resistente alle cure successive. Nel caso di difficoltà a contattare un bravo
professionista, chiedere il parere di allevatori esperti, che spesso si
affidano al “fai da te”. Volendo comunque utilizzare questa procedura è
preferibile non somministrare farmaci per uso veterinario od umano, ma prodotti
per l’ornitologia a base di essenze naturali, che nel caso di lievi ed iniziali
disturbi in genere danno risposta positiva, con il vantaggio di non provocare
dannosi effetti collaterali.
Fra i
“malesseri” che ho curato senza ricorrere al veterinario ne cito due fra i più frequenti
in allevamento:
coccidiosi
- causata da un agente coprofago (che compie tutto il ciclo biologico
nelle feci),
presente nei soggetti in forma fisiologica; peraltro per motivi vari,
come
improvvisi abbassamenti di temperatura, traumi, forti stress, ecc.
possono svilupparsi
in quantità patologica. Fra i principali sintomi iniziali si può notare
l’arruffamento
del piumaggio (comunemente si dice che il soggetto si “impalla”),
apatia, grande appetito e contemporaneo dimagrimento, rilevabile dallo
sterno che assume una forma sottile comunemente detta a
“lama di coltello”. La
diagnosi può essere con certezza confermata da un semplice esame
parassitologico delle feci, ma se è difficile contattare un veterinario e
la
patologia è allo stadio iniziale, ho ottenuto buoni risultati
somministrando
Sulfac della Formenti, un sulfamidico blando per uso ornitologico, contenete
hinossalina 2%, sulfadimetossina 1%, diaveridina 1%.
micosi del gozzo
- come vengono volgarmente chiamate le patologie provocate da miceti
(funghi), che si possono sviluppare nel gozzo, a causa di ingestione di
cibi che ne sono contaminati. Questo é uno dei principali rischi che si corre somministrando i semi germinati se non bene asciutti o se lasciati a disposizione per troppo tempo (al riguardo vedi anche il capitolo "Alimentazione ed integratori").
Ne sono colpiti principalmente i soggetti deboli, come i nidiacei, nei primi giorni di vita, ma anche nello stadio più avanzato. Gli adulti
in genere ne sono portatori sani (specialmente i Passeri del Giappone),
ma in un soggetto debole come un pullus i miceti si sviluppano ed
agiscono, manifestando i sintomi già accennati. I nidiacei colpiti evacuano feci molli e maleodoranti, dimagriscono vistosamente
(sterno a "lama di coltello" vedi foto sopra), nonostante mostrino il
gozzo pieno. Questo può trarre in inganno il neofita, che in genere
controlla solo se i piccoli vengono imbeccati, tralasciando di prendere
in considerazione la qualità delle deiezioni.
La cura che viene comunemente praticata da anni è a base di Anfoteracina B
un principio attivo per uso umano (anche per i lattanti), per il
trattamento delle candidiosi orali ed intestinali. In Italia fino a
qualche anno fa era in vendita il farmaco che lo conteneva il Fungilin,
successivamente sostituito da prodotti con principi attivi a più ampio
spettro. Peraltro nel nostro campo si é constatato che i miceti degli
uccelli rispondevano meglio alla Amfoteracina B. Di recente si é venuti a
conoscenza che un prodotto che lo contiene il Fungizone,
sempre della Squibb, ancora commercializzato in altri paesi
europei, da dove non é difficile farlo pervenire. Fare attenzione che lo
stesso principio attivo é presente in doppia concentrazione, di
conseguenza la posologia che si adottava per il Fungilin deve essere dimezzata, cioè: nella gola dei nidiacei 1 goccia una sola volta, nel beverino 2 cc. per 1 litro, da sostituire giornalmente, per 10 giorni.
Fra i sintomi evidenti, anche
ad un profano, richiamo l’attenzione sul cosiddetto “Black spot” (Punto nero), che evidenzia attraverso la sottile
parete dell’addome l’ingrossamento della cistifellea. Si verifica, anche nei
nidiacei, per affezioni epatiche o gastrointestinali, provocate da
enterobatteri. Consiglio di rivolgersi ad un veterinario, per accertarne l’esatta
natura attraverso esame coprologico ed antibiogramma, in modo da utilizzare l’antibiotico
adatto.
Fatte
queste brevi premesse sono fra i sostenitori che la prevenzione dovrebbe essere la massima per ogni allevatore, neofita
od esperto. Prevenire significa:
- massima igiene dei locali e delle attrezzature;
- corretta e sana alimentazione;
- aumentare le difese immunitarie con
la somministrazione periodica di prodotti che favoriscono la crescita della
flora batterica;
In commercio oggi esisto prodotti contenenti
fruttoligosaccaridi, betaglucani od altri principi attivi corrispondenti, con
questa specifica funzione.
Molti allevatori ricorrono all’uso di fermenti
lattici per uso umano, che hanno lo scopo di favorire l’incremento della flora
batterica intestinale, contenenti lactobacillus. Il dosaggio sarà diverso da
l’uno all’altro; conviene quindi farselo indicare da chi già li utilizza.
Da alcuni anni, su consiglio dell’amico Riccardo
Rigato, veterinario ed allevatore esperto, utilizzo “Fermental max”
della ESI, contenente fra l’atro 2 miliardi di spore di bacillus coagulars, Fos
(fibra prebiotica), vitamine del gruppo B ed Aloa Vera (disinfettante
intestinale). Trattasi di prodotto per uso umano reperibile in farmacia per il quale non occorre
ricetta medica, il contenuto di una capsula si scioglie in un litro d’acqua fornendola per 7 giorni, il
beverino va sostituito giornalmente.
Lievito di birra - Successivamente ho iniziato ad utilizzarlo, ottimo prodotto naturale per accrescere la flora intestinale (vedi capitolo Alimentazione)
De-Tox – Un altro prodotto della Pagnini a base di
sciroppo di destrosio ed estratto di
cardo mariano, ha potere disinfettante dell’apparato digestivo e
decongestionante del fegato. Fra gli ingredienti citiamo, vitamine B1, B2, B6,
B12, PP e K3, carnitina, lisina e metionina. Lo fornisco al soggetto per il quale noto qualche
segno di malessere 2/3 gocce in un beverino con 25cc di acqua, per una settimana circa, cambiando giornalmente.
Detoxicum - Un prodotto simile al precedente, prodotto dalla GeaVet, a base di estratti vegetali, con elevata attività disintossicante del fegato. Utilizzabile dopo trattamenti antibiotici e come tonico per uccelli malati e convalescenti. Dosi: gr.6 per lt. o kg. pastone, per 15/20 gg. Lo uso in sostituzione del De-Tox a secondo i sintomi presentati.
non creare sovraffollamento,
limitando il numero dei soggetti alle dimensioni del locale (vedi capitolo "locali") ed al massimo tempo
disponibile per accudirli al meglio; periodica pulizia delle attrezzature ed
irrorazione dei locali, con una sostanza disinfettante, come l’amuchina,
per combattere i batteri; contro i parassiti con prodotti naturali, a base di piretro
(Foractil), assolutamente innocui ai volatili,; l’irrorazione
può essere limitata ad una volta al mese nei periodi freddi ed a due in quelli
caldi; in caso di sospetta presenza di patologie o parassiti aumentarne
la periodicità. Quando la patologia o la parassitosi è stata diagnosticata,
oltre alle cure prescritte, si dovrà procedere alla radicale pulizia,
disinfezione o disinfestazione dell’aviario;
il bagno,
che i Gould amano farlo, ma con minore assiduità delle erytrhurie, di
conseguenza non metto le vaschette giornalmente, ma 3 volte la
settimana, con maggiore frequenza durante la muta e la preparazione alle
mostre. Il bagno ha numerose benefiche funzioni; eliminare la
polvere depositata sul piumaggio (rendendolo più brillante), liberare di
eventuali parassiti, pulire le zampe da eventuale presenza di feci,
ammorbidire le scaglie e durante la muta favorire la fuoriuscita delle
nuove penne.
Seguendo
queste semplici norme non è necessario, anzi è sconsigliato dai veterinari
l’uso preventivo di antibiotici, sulfamidici, ecc., che possono causare:
- danni soprattutto all’apparato digerente, al
fegato ed ai reni;
distruzione della flora batterica e quindi
indebolimento delle difese immunitarie naturali, sterilità, mancanza di estro, riduzione
nelle schiuse, nascita di pulli deboli, ecc.
“Quarantena” – Può essere considerato il metodo di prevenzione per eccellenza, ma difficile da adottare nella pratica gestione di un allevamento.
La letteratura ornitologica
suggerisce di porre in quarantena i soggetti all’atto dell’acquisto ed al
rientro dalle mostre. E’ una regola che andrebbe seguita, ma nella pratica non applicata quasi da nessuno, in quanto la validità
richiede una procedura corretta e complessa:
lo dice lo stesso nome che deve durare 40
giorni, infatti perchè alcune patologie si manifestino occorre questo tempo;
- il soggetto sotto esame va alloggiato in
ambiente separato;
spesso un soggetto non manifesta alcun sintomo
apparente, in quanto è portatore sano, ma entrando in aviario trasmette l’agente
patogeno ad altri soggetti, che viceversa si ammalano;
bisognerebbe
effettuare accurate analisi di laboratorio, per escludere patologie occulte.
Da parte mia applico una soluzione più semplice (vedi anche capitolo "Consigli per gli acquisti"):
all’atto
dell’acquisto osservo bene le condizioni igieniche del locale e quelle generali
dei soggetti allevati;
osservo a
distanza il soggetto che devo acquistare per notarne la vivacità;
prendendolo
in mano, soffiando le piume, controllo il
ventre dell’uccello, che deve presentarsi chiaro, senza che traspaiano anse
intestinali; la fine dello sterno non deve essere visibile in trasparenza una
zona scura, indice che il fegato ingrossato deborda dalla sua sede naturale
(naturalmente segni più o meno marcati indicano lo stato del soggetto);
dopo averlo
portato nel mio allevamento, colloco il soggetto in una gabbia separata, fornendo
nel beverino un disintossicante alle erbe (il già citato De-tox) e lo spruzzo con
un insetticida per uso aviario, dopo circa una settimana, se non si noto
sospetti stati di malessere, lo riunisco agli altri; quest’ultimo accorgimento
sia per i nuovi acquisti che per i soggetti di ritorno dalle mostre.
Esclusa
l’uso delle medicine in forma preventiva, come il cosiddetto “trattamento
pre-cove”; oggi ci si è indirizzati verso il
“controllo pre-cove”, che consente se vengono riscontrati dal
veterinario problemi, intervenire sempre sotto suo stretto controllo e non come
si faceva in passato “al buio”.
Riguardo ai trattamenti "al buio" mi soffermo su uno, che ho potuto constatere visitando alcuni Forum, molto in uso fra i neofiti.
Acariosi respiratoria - Ho notato l’uso disinvolto
di Ivermectina (Ivomec), appena si nota un problema
respiratorio, peggio come prevenzione; credo perché suggestionati dalle voci che nei
Diamanti di Gould è frequente la presenza dell’acaro respiratorio (sternostoma
tracheacolum). La sintomatologia, comuni ad altre problematiche
respiratorie, meno gravi, è caratterizzata da respirazione sibilante e faticosa,
più manifesta di sera, ed ha un decorso molto lungo, anche di un anno. In
presenza di tali sintomi conviene sempre consultare preventivamente un
veterinario, il quale può diagnosticare con certezza la presenza
dell’acaro, in caso si tratti di altra patologia prescriverà
il farmaco adatto, solo se presente lo sternostoma prescriverà l’Ivomec, sotto suo stretto
controllo.
Il predetto farmaco, destinato alla cura di animali di grossa taglia
(bovini, suini, ovini, ecc.) se somministrato in dose e maniera errata, può
provocare gravi danni all’organismo, come sterilità e persino la morte del
soggetto.
Desidero precisare che l’acariosi respiratoria è frequente in
natura, dove ha costituito una delle cause di decremento della popolazione,
ma, in base alle mie conoscenze, in cattività ormai è quasi completamente
debellata.
Parassiti esterni -Inoltre voglio tranquillizzare gli allevatori poco esperti del nostro esotico autraliano, che non mi risulta particolarmente colpito da parassiti. L'acaro rosso, molto temuto dagli allevatori di canarini, sembra non gradire il sangue dei Gould, infatti molto raramente ne è stata segnalata la presenza.
Mentre il "pidocchio delle penne" si può manifestare, ma é facilmente debellabile. Trattasi di un aracnide che vive, si nutre e si
riproduce costantemente sull’uccello, nutrendosi
sia della pelle, che della parte più
tenera delle penne, barbe e barbule. I sintomi sono abbastanza evidenti:
l’uccello colpito presenta prurito (diverso dal comune lisciarsi il piumaggio),
mancanza di piume particolarmente vicino al becco ed al collo, le penne delle ali si sfrangiano, si spezzano ed
addirittura mancano.
Fortunatamente sono
sensibili al trattamento esterno con uno spray a base di piretro (Foractil della Formenti),
spruzzato ad una certa distanza direttamente sul soggetto, tenuto in
mano,
coprendo gli occhi; basta un trattamento di due giorni da ripetere dopo
una
settimana per eliminarli. Conviene anche irrorare la gabbia. A mio
parere é esagerata la prassi (definita "fumigazione") di introdurre
l'uccellino in un sacchetto di plastica, vaporizzare dentro
l'insetticida e tenerlo qualche minuto.
Un parassita che attacca le parti cornee (zampe e becco) è curabile con gli stessi metodi descritti sopra (vedi pannello dx).
Un altro
prodotto che viene utilizzato con leggerezza sono le pipette destinate a
combattere i parassiti nei cani e nei gatti (esempio: Frontline). Anche questi
prodotti potrebbero provocare danni in quanto a base di sostanze chimiche, il
cui dosaggio non è previsto per piccoli animali. Gli
effetti negativi non sono visibile ed immediati, ma possono provocare
danni al delicato apparato interno dei nostri uccellini, come fegato e
reni, deputati a metabolizzarli.
Prima
di
chiudere questo capitolo vorrei parlare di alcuni casi particolari di
patologie che ho sperimentate direttamente oppure ne sono venuta a
conoscenza da
altri allevatori. Non riguardano solo i Diamanti di Gould, ma anche di
altre specie, la cui conoscenza può tornare ugualmente utile a noi
gouldisti.
“Malattia degli occhi
gonfi” – Nella metà degli anni ’90 si diffuse il panico
fra gli allevatori di canarini per una misteriosa malattia virale, la cui
trasmissione avveniva attraverso la puntura di insetti (zanzare, ecc.), che
mieteva vittime negli allevamenti di canarini. La cura, trattandosi di un virus resistente
agli antibiotici, si rivelò quasi impossibile. Si manifestava in tre forme:
- cutanea,
la meno grave, che colpiva gli occhi e le zampe;
- difteroide,
localizzata nella cavità orale;
- setticemica,
la più grave con mortalità vicina al 100%;
Fu
lunga e difficile l'individuazione e l'isolamento dell'agente patogeno responsabile. Dopo anni di ricerche si
scoprì trattarsi di un virus
appartente alla stessa specie di quello che colpiva il pollame,
consentendo così di dare il giusto nome alla patologia, che
all’inizio era stata comunemente denominata “La malattia degli occhi
gonfi”. Dai test effettuati
il vaccino già in produzione per il pollame non si dimostrò efficace, in
quanto si trattava di un virus sp.sp. Per fortuna successivamente fu prodotto anche il vaccino
ad hoc, il Poulvac Canary Pox distribuito dalla Foi, da praticare annualmente. Sembra
che l’agente patogeno non colpisca tutte le specie di uccelli da affezione, ma in particolare il canarino,
mentre in qualche caso segnalato nei Gould, si pensa che si sia trattato di
errata diagnosi.
Nel
1999 nel mio allevamento ho riscontrato la presenza in un Gould con un occhio
gonfio, che comunque non presentava nessuno segno di malessere, conservando la
normale vivacità. Mi
sono allarmato ed ho consultato prontamente un veterinario il quale mi ha
tranquillizzato diagnosticando un’infezione da puntura di zanzara. Mi ha prescritto di applicare per 3
giorni una pomata oftalmica; ma dopo alcuni giorni, nonostante
continuasse a mostrarsi arzillo, è improvvisamente deceduto. Il veterinario ha
ipotizzato che la causa possa essere stata la pressione del globo oculare sul
cervello. Nessun contaggio si verificò negli altri soggetti. Le foto sul pannello sinistro.
Polyomavirus
- Nella stagione 2011 un amico allevatore fin dalle prime schiuse ha
subito la perdita del 100% dei nidiacei; questo avveniva intorno ai
20/25 giorni di vita. Nonostante fossero stati imbeccati, dimagrivano
vistosamente, emettevano feci molli e maleodoranti, in 48 ore la
situazione degenerava ed i soggetti morivano. Si è rivolto ad un
veterinario aviare, che dalla analisi coprologica, ha diagnosticato
un'infezione da Escherichia coli, un batterio di una certa gravità ma
curabile. Ha prescritto un primo ciclo di Amixicillina/acido clavulanico
(Augmentin), seguito da un altro di Eurofloxacin uso veterinario (Baytril).
Nonostante la cura i decessi non regredivano. Il veterinario ha
ipotizzato la presenza di un virus, che le analisi coprologiche non sono
in grado di evidenziare. Si sono spediti i cadaveri al laboratorio
della Facoltà di Veterinaria dell'Università di Bari, che non ha più
riscontrato la presenza di Escherichia coli, che la cura precendete
aveva debellato, ma dopo avere effettuato l'analisi tramite PRC, che
ricerca direttamente il DNA del virus, ha diagnosticato la presenza del Polyomavirus
(APV), in fegato, reni e polmoni dei 5 soggetti analizzati, virus per
il quale non é disponibile una terapia sicura. Il consiglio è stato l'eliminazione di tutti i soggetti dell'allevamento ed una disinfestazione radicale
del locale e delle attrezzature con candeggina. Vi lascio immaginare lo
sgomento dell'allevatore, che ha visto sfumare in un soffio quasi
quindici anni di sacrifici......anche economici!!! Nei giorni successivi
aveva deciso di non allevare più, ma la passione ha prevalso, ha
effettuato il lavoraccio prescritto dal veterinario e l'anno successivo ha riacquistato nuovi soggetti.
Dalla letteratura consultata ho trovato
che la descrizione dei sintomi coincide con molti di quelli riscontrati dal mio
amico: “…. distensione addominale, anoressia, perdita del peso, rigurgiti,
diarrea, disidratazione, lesioni distrofiche del piumaggio, perdita delle penne
primarie, perdita del colore della cute, emorragie sottocutanee, tremori del
collo e della testa fino ad arrivare alla morte del soggetto. Blocca inoltre le
naturali difese immunitarie dell’ospite, permettendo ad infezioni miste di
svilupparsi in collaterale (vedi escherichia coli nei soggetti del mio amico)…... nei soggetti giovani i sintomi compaiono
molto presto fra le due settimane e i tre mesi di vita……, di solito muoiono entro 12-72 ore, ma non
sono rare le morti improvvise;…..nei soggetti
adulti.......spesso l’infezione non manifesta sintomi gravi e può anche risultare asintomatica, ma
l’individuo trasmette ugualmente il
virus agli altri ed ai figli”. Nel pannello sinistro alcune foto.
Vi segnalo che il 18/03/2015 ho pubblicato su GouldMagazine un articolo sulle malattie del becco e della faccia nel Diamante di Gould, tratto da Facebook. Sulla validità del contenuto non assumo nessuna responsabilità, pertanto lascia a voi trarne qualsiasi conclusione. (cliccare)
Eduardo Corsini pubblicato 09/11/2012 (aggiornato 24/05/2013)