LA SCELTA DEI RIPRODUTTORI
Quando si
prende la decisione di fare riprodurre i propri soggetti, si deve avere ben
chiara la finalità del proprio allevamento.- Se lo scopo è semplicemente quello di
assistere all’affascinante spettacolo di una coppia di uccellini, che
insieme decidono di perpetuare la specie: costruiscono il nido, depongono e covano le uova,
la loro schiusa, l'imbecco e lo svezzamento dei piccoli, basta indirizzare la scelta verso soggetti
sani e robusti (vedi "Preparazione alla cova").
- Quando si pratica l’allevamento “in
purezza” nello scegliere le coppie si devono privilegiare quelle che nelle
passate stagioni hanno svolto bene le vari fasi riproduttive (cova, imbecco e
svezzamento). Non bisogna comunque dimenticare che spesso i Diamanti di Gould
presentano comportamenti incostanti, da una covata all’altra e da stagione a
stagione. Se si vuole creare nel tempo “un ceppo” che allevi abbastanza
costantemente “in purezza”, i soggetti che persistono nelle loro cattive
abitudini, vanno drasticamente scartati. Questo ritengo che debba essere lo
scopo principale dell’allevatore che applica questa tecnica, che si concilia
male con quella di chi desidera selezionare per partecipare alle mostre, sulla
quale ci soffermiamo al punto successivo, che sceglie i propri soggetti basandosi sulla loro maggiore aderenza allo "standard" e quindi non scarterà un soggetto, solo perchè manca di un buon istinto parentale.
- Nell’allevamento sportivo la
selezione dei soggetti e l’accoppiamento di un maschio con una femmina, che
presentano determinate caratteristiche, mira ad ottenere prole fenotipicamente sempre migliore dei genitori, correggendone eventuali difetti, in modo che si
avvicinino quanto più possibile ai canoni estetici fissati dallo “standard
d’eccellenza” ed alla
fine “creare un ceppo” che conservi stabilmente nelle generazioni
successive le sue caratteristiche positive.
I In questo
caso i metodi tradizionali di selezione sono due:
L’accoppiamento per esaltazione consiste
nell’accoppiare fra loro soggetti che presentano gli stessi pregi, ignorando
completamente i difetti; bisognerà lavorare ovviamente su diverse linee,
concentrandosi per ognuna su un determinato pregio; alla fine ottenuti, dalle
diverse linee di produzione, un certo numero di esemplari d’elevata qualità si
procederà all’accoppiamento fra loro, evitando per quanto è possibile la
consanguineità; questo metodo è utilizzato quando non si dispone di molti
soggetti di valore, ma presenta l’inconveniente di produrre molti “scarti”.
L’accoppiamento compensativo consiste
nel formare una coppia nella quale un soggetto presenta difetti in alcune
caratteristiche, che nell’altro invece si presentano in maniera ottimale;
si scarteranno quei discendenti che continuano a conservare gli stessi difetti
dei genitori, utilizzando per i successivi accoppiamenti, quelli recanti i
pregi; é questo il metodo più diffuso e più facile da attuare.
L’accoppiamento
in consanguineità è impossibile evitarlo, se finalizzato a fissare le
caratteristiche ottimali in un “ceppo”.
Non si verificheranno particolari effetti negativi se la consanguineità é
“larga” (esempio fra nonni e nipoti, zii e nipoti, cugini, ecc.) ed a condizione che non venga praticata per un tempo molto prolungato, senza immettere di tanto in tanto "nuovo sangue" introducendo qualche soggetto proveniente da altro allevamento. Nel caso si dovesse
ricorrere alla consanguineità “stretta”, è preferibile scegliere quello fra
genitori e figli e non tra fratelli e sorelle.
In passato si riteneva che nel giro di un paio di generazioni la discendenza accusasse segni di "debolezza", facilità a contrarre malattie ed elevata infertilità; oggi questa pratica non è più demonizzata e si ritiene che, partendo da soggetti sani e robusti, su un numero sufficiente di esemplari, gli effetti negativi paventati non si manifestino se non dopo parecchio tempo.
Comunque quando
si osserva che il “ceppo”
comincia a presentare cenni di “esaurimento” (la qualità della prole
anziché migliorare
regredisce, diminuisce la fertilità, aumenta la mortalità embrionale).
occorre “rinsanguare”, inserendo soggetti possibilmente migliori dei propri, provenienti da altro ceppo, per apportare nuovo
vigore e nuove possibilità di selezione.
Da quando precede si desume che la scelta dei razzatori
è uno dei momenti in cui ll’allevatore deve dimostrare tutta la sue capacità di
gestione dell’allevamento; infatti non
bastano esperienza ed intuito, anche se sono qualità indispensabili, ma avere
predisposto un “anagrafe dell’allevamento” in modo da conoscere dalla sua
consultazione l’albero genealogico dei soggetti da scegliere per formare le
coppie, il loro grado di parentela, se sono o meno portatori di mutazione, le qualità riproduttive, ecc.
L’allevatore inoltre deve
conoscere le regole basilari di genetica per finalizzare gli accoppiamenti all’ottenimento
al meglio di una determinata mutazione, in altri termini deve essere in grado
di prevedere le “aspettative d’accoppiamento”. Questa è l'altra variabile che bisogna tenere
presente nella scelta delle coppie, legata alle diverse varietà, mutazioni e combinazioni fra esse che
presenta il Diamante di Gould.
Per quanto riguarda il Diamante di Gould
ancestrale il problema è più semplice, in quanto si limita alle tre varietà di
maschera. La regola principale è quella di accoppiare, per quanto
possibile, soggetti con iidentico colore di maschera, per evitare che la purezza
ne venga “inquinata”.
Nel caso della riproduzione di soggetti affetti da “mutazioni
e combinazioni” la situazione si presenta più complessa. Approfondirò gli argomenti nella 3^ parte.
Come ha scritto recentemente Francesco Faggiano in un
articolo apparso sul n.65 della rivista Alcedo, l’allevatore moderno “…..con naturalità si è avvicinato alla
scienza partendo dalla pratica”.
Eduardo Corsini
(pubblicato 08/02/2013 - aggiornato 30/03/2015)