Monday, March 27, 2023
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L’imbecco dei nidiacei “allo stecco”



  Il termine deriva dal fatto che in passato si usava uno stuzzicadenti, intinto nella pappina, per introdurla nel becco spalancato dei pulli.

Ho adottato l'uso di una siringa, dove inserisco un tubicino di 1 cm. di lunghezza che, introduco nella gola del piccolo fino al gozzo ed inietto delicatamente qualche goccia della pappina. Con questo metodo, che potrebbe sembrare difficile, si evita che somministrata con lo “stecco” nel becco possa essere deglutita con difficoltà e finire con il soffocarlo, oltre a velocizzare i tempi. Raccomando di somministrare a soggetti appena nati solo una piccolissima razione, che con il passare dei giorni si aumenta, regolandosi dalla dimensione del gozzo, che non deve mai presentarsi troppo gonfio. Dopo un poco di pratica il metodo si rivelerà semplicissimo e veloce.

   Lo sfarinato per la preparazione della “pappina” è in vendita in quasi tutte le uccellerie; basta scioglierlo con acqua tiepida, fino a formare un liquido leggermente meno denso dello yogurt, nei primi giorni, la cui consistenza si aumenta con il crescere dei pulli. Per aumentarne l’apporto di proteine animali, importantissime nel primo periodo di vita, aggiungo liofilizzato di carne, nella misura di una parte ogni due.

   La “pappina” può essere conservata per 24 ore in frigo, ma ricordarsi di somministrarla tiepida.





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La foto sembra smentire la convinzione comune che i mutati non allevino bene in purezza (sopra All. Alessandra Negrini - sotto All.Francesca Oppu).


Mi viene da pensare che le donne sono più orientate a scegliere l'allevamento "in purezza"








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Una nidiata di 5 pulli ormai in procinto di essere svezzata
 
LA RIPRODUZIONE "IN PUREZZA" (senza l’ausilio delle “balie”)
                                                              

La stesura di questo argomento ha visto l’apporto dell’esperienza della D.ssa Alessandra Negrini, che da parecchi anni adotta con pazienza e successo esclusivamente questa tecnica di allevamento. Il ceppo che ha selezionato oggi si riproduce al 70%  “in purezza”.



 L’allevatore che vuol dedicarsi a questa tecnica riproduttiva, deve munirsi di molta costanza e non scoraggiarsi ai primi insuccessi. In ogni modo proprio le difficoltà che s’incontrano e l’impegno che si pone nel superarle sono gli ingredienti che, alla fine,  accrescono la soddisfazione di avere raggiunto l’obiettivo.

Preliminarmente devo avvertire che il comportamento “in purezza” di ogni coppia è soggettivo, inoltre la stessa coppia può comportarsi in modo diverso da stagione a stagione, non solo ma anche nella stessa stagione, da deposizione a deposizione. In altre parole non é possibile standardizzarlo, come non si possono  stabilire regole univoche. In ciò quello che conta é l’intuito e l’esperienza dell’allevatore.

Illudersi di potere allevare completamente senza il supporto, almeno parziale, delle "balie", è una scelta che comporta spesso la morte di tanti esserini. Ritengo che il metodo più corretto, anche per etica ornitologica, sia quello di tenere di scorta alcune coppie di "balie", sia per osservare preventivamente l'attitudine parentale delle coppie di Gould, che per emergenza.


     Posso solo elencare la casistica più frequente nel comportamento dei Gould e le regole generali alle quali mi attengo per applicare questa tecnica riproduttiva e nello stesso tempo cercare di perdere meno nidiacei:
  1. formare coppie alla loro prima esperienza riproduttiva, i cui genitori abbiano, possibilmente, ma  non necessariamente, allevato “in purezza”;
  2. utilizzare possibilmente nidi a ”doppia camera “;
  3. lasciare la coppia ancora più tranquilla dell’usuale;
  4. quando la femmina inizia la deposizione, scambiare man mano le uova con altre finte (per la conservazione vedere “Allevamento con balie");
  5. a fine deposizione collocare le uova sotto una coppia di “balie” in modo di studiare nel frattempo il comportamento dei Gould;
  6. se la femmina del Diamante di Gould si dimostra assidua covatrice ed il maschio si alterna nella cova si può ritenere di essere sulla buona strada, pertanto un paio di giorni prima della schiusa prevista, si ricollocano le uova dei Gould nel nido, per verificare alla nascita se la coppia procede anche  all’imbecco dei nidiacei. Uso la procedura di rimettere le uova sotto i Gould verso il 10° giorno perchè ritengo che d'allora i genitori (di qualsiasi uccello) inizino a sentire il battito cardiaco dell'embrione, circostanza che li porta a concentrarsi nella cova e evitare il caso, abbastanza frequente, che intorno a quella data, non sentendo l'embrione, lascino le uova finte. I mio parere è che fare schiudere le uova direttamente sotto i Gould riduce molto il rischio che buttino i pulli fuori del nido; 
  7. viceversa se la femmina del Gould non cova regolarmente (spesso alcuni soggetti abbandonano le uova la notte, per ricollocarsi nel nido di giorno), oppure dopo i primi giorni di cova inizia una nuova deposizione, si lasciano le uova alle “balie” per non perdere la nidiata;
  8. a schiusa avvenuta i Gould possono presentare uno dei seguenti comportamenti:  
  • se fin dall’inizio imbeccano regolarmente i pulli, esistono buone probabilità che porteranno a termine il loro compito, dimostrandosi quasi sempre alla pari dei Passeri del Giappone; molti allevatori sostengono che i pulli allevati dai Gould mutano prima e meglio, sono più robusti e sani, perchè i loro genitori naturali con l'imbecco trasmetto anticorpi che le "balie" non possiedono, al riguardo però le opinioni sono contrastanti;
  •  imbeccano scarsamente, notandosi da subito che i nidiacei crescono male; in questo caso si può tentare, nei primi giorni di aiutarli integrando l’alimentazione dei genitori, con quella allo “stecco” (vedi pannello dx e sx) o passandoli a turno sotto qualche coppia di balie” con pulli della stessa età; spesso dopo i primi due o tre giorni, i genitori naturali iniziano ad alimentarli regolarmente;
  • interrompono l’alimentazione dopo alcuni giorni (raramente dopo più di una settimana), si cercherà di salvare i piccoli con le procedure elencate al punto precedente;
  • i Diamanti di Gould uccidono o buttano fuori del nido la prole appena nata (generalmente è il maschio che si comporta in tal modo); se vengono raccolti in tempo, scaldarli fornire loro una pappina tiepida per rinvigorirli e ricollocarli nel nido, dopo avere allontanato il maschio, sperando che la femmina proceda all’imbecco.

Conclusioni - Negli esempi elencati precedentemente non conviene scartare immediatamente la coppia in quanto, come già detto, in futuro potrebbero comportarsi regolarmente. Nell’ultimo caso, si può tentare una seconda volta, oppure sostituire il maschio, che in genere è il “killer”, ma se il “vizietto” persiste conviene scartare il soggetto, in quanto non adatto alla riproduzione “in purezza”.

Ribadisco comunque che l’obiettivo finale dovrà essere quello di selezionare solo soggetti che almeno all’70% svolgano tutte le varie fasi della riproduzione (cova, imbecco e svezzamento) in maniera del tutto regolare. Per raggiungerlo occorre perseveranza ed attendere anche più di tre anni. E’ buona prassi tenere per la stagione riproduttiva successiva SOLO soggetti novelli  allevati in purezza,  riservando quelli allevati dalle balie per le mostre o per cederli.




   Come si può notare non mancano all’inizio le difficoltà, ma, una volta che l’allevatore si è creato un ceppo di Diamanti di Gould che si riproducono “in purezza” almeno al 70%, sarà largamente compensate dal vantaggio:

  • di ottenere soggetti, più robusti, in quanto il Diamante di Gould trasmette ai propri discendenti, attraverso la secrezione del gozzo, sostanze nutritive ed anticorpi che i Passeri del Giappone non producono;
  • del minore numero di “balie” da mantenere; assistere all’affascinante spettacolo dei Diamanti di Gould che, con grande amore, curano la loro prole, come tante specie allevate comunemente e rinomate per essere ottime riproduttrici.




   Il primo anno si verifica di sovente che una coppia di Gould allevi “in purezza”, solo una nidiata bisogna insistere l’anno successivo ……è probabile che vada meglio!

   In ogni caso é consigliabile non fare allevare ai Diamanti di Gould più di due nidiate all’anno, smistando le eventuali altre uova deposte sotto le “balie”.

   Pur avendo la fortuna di possedere Diamanti di Gould che allevano “in purezza”, ripeto è opportuno tenere sempre, qualche coppia di “balie” da utilizzare nei casi d’emergenza o per ridurre lo “stress” dell’allevamento ai Gould senza perdere dei soggetti.




  Vorrei insistere sull’impegno che gli allevatori, che intraprendono questa strada, devono dimostrare, non scoraggiandosi ai primi insuccessi.  
  
I Diamanti di Gould non hanno perso l’istinto di allevare i loro nidiacei: si è solo attenuato, a causa del ricorso, ormai da molte generazioni, alle “balie”.
   Facendolo riaffiorare vedremo incrementare il numero di semplici appassionati che vorranno tenere in casa una coppietta di Diamanti di Gould ed anche d’ornicoltori sportivi che si dedicheranno a questa specie, com’è diffusissimo oggi che avviene con i canarini di colore ……forse che il piumaggio dei nostri amici sfigura al confronto?!

   Inoltre agli ornicoltorii un ulteriore stimolo ad eliminare l’uso delle balie nell’allevamento del Diamante di Gould, deve venire dalla finalità moderne del nostro movimento ornitologico di conservare nelle specie allevate, anche l’integrità della loro  capacità riproduttiva.




 

   L’ostacolo principale a convincere - anche gli allevatori che si dedicano alle mostre ad allevare “in purezza” - dipende dalle difficoltà di conciliare la selezione di buoni soggetti che possiedono tale virtù, con quella di presentare, nel contempo, le caratteristiche previste dallo “standard”.

  Sono consapevole che un allevatore di fronte  ad un soggetto che non alleva la propria prole, ma riscuote buoni piazzamenti nelle mostre, deciderà senz’altro di non disfarsene e di passarlo egualmente alla riproduzione.                                                                                                                   


     Imbecco_Novelli_Involati copia.jpg
La tenera immagine di papà Gould e dei suoi figli



    Eduardo Corsini
                                                                                                                                                                                           (pubblicato 19/02/2013 - aggiornato 30/03/2015)
 

L'attrezzatura per l'imbecco


Preparato_Liofilizzato.JPG
Il prodotto per imbecco che utilizzo, ma tanti altri in commercio ugualmente buoni. Questo trovo che si scioglie senza lasciare grumi.



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Ago_Taglio.JPG
Come tubicino da applicare alla siringo uso la parte di un ago a farfalla, di giusta dimensione, flessibilità e morbidezza, per introdurlo nell'esofago del pullus



Siringa_Immersa.JPG
La siriga si conserva immersa in acqua con aggiunta di alcune gocce di steramina, per evitare che si formino muffe e funghi.



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Web_Imbecco_Pullus_gg15 - Copia copia.jpg
Sopra l'imbecco di un pullus di 3 giorni, sotto di 15
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