IL DIAMANTE DI GOULD ANCESTRALE
Testa rossa - Testa gialla - Testa nera
Non bisogna confondere il termine
Gould “selvatico” (quello che ancora vive in Natura) con “ancestrale”, con il
quale si definiscono quei soggetti di allevamento il cui fenotipo è “espresso dalla codificazione nei geni, prima
che qualsiasi modificazione (mutazione) di
essi sia avvenuta” (1)
Il Diamante di Gould domestico, come viene da alcuni anni definito dalla C.O.M. il nostro estrildide, è diverso da quello che vive libero in Australia, soprattutto per la taglia inferiore, il piumaggio migliore, i colori più brillanti ed i disegni ben definiti, come prescritto dallo "Standard", redatto secondo il gusto estetico prevalente degli allevatori, frutto di decenni di attenta selezione (2). 
La classificazione scientifica,
accettata dalla quasi totalità degli autori, colloca il Diamante di Gould nel genere “Chloebia”, che comprende l’unica
specie: il “Chloebia gouldiae”.
Il genere appartiene alla famiglia degli “Estrildidi”, che
annovera i più belli e variopinti passeriformi australiani, fra i quali
primeggia certamente il nostro beniamino.
Per notizia accenniamo che pochi tassonomisti
includono il Diamante di
Gould nel
genere “Poephila” (Foto n.1), che comprende fra l’altro il Diamante mandarino, mentre
altri nel genere “Erythrura”, che comprende fra gli altri i Diamanti pappagallo, i Diamanti
di Kittlitz ed i Diamanti quadricolore (Foto n.2,3 e 4 ).
Al riguardo sottolineo che l'ibridazione, che ha dato tante volte indicazioni pratiche sulla vicinanza
genetica delle specie, non è molto diffusa fra gli allevatori di Estrildidi;
solo di recente ha richiamato l’attenzione di pochi e non è difficile
attendersi dai risultati qualche sorprendente novità.
Peraltro le differenze notevoli
con i suddetti generi, come abbiamo già detto, hanno portato la quasi totalità
dei naturalisti a riconoscere il Diamante di Gould come una specie a parte. Forse è possibile azzardare una
maggiore affinità con le “Erythrura”, tenuto conto che i pochi casi d’ibridazione avvengono con
soggetti di questo genere: il Diamante di Kittlitz (Foto a dx), molto raramente con il
Diamante pappagallo ed il Diamante quadricolore.
Riepilogo la classificazione scientifica del
Diamante di Gould, partendo dalla classe:- Classe Uccelli
- Sottoclasse Neognati (comprende la stragrande
maggioranza degli uccelli)
- Ordine Passeriformi
- Famiglia Estrildidi
- Genere Chloebia
- Specie Chloebia gouldiae
Forma, Taglia, Portamento,
Disegno e Piumaggio
Inizierò con il descrivere le
caratteristiche generali dell’Ancestrale, che non differiscono nelle forme mutate,
trattando alla fine il colore.
La D.ssa Tidemann, che ha dedicato la vita a studiare gli estrildidi
australiani, ha accertato che la lunghezza del Diamante di Gould
selvaggio varia dagli 11 ai 13,5 centimetri; inferiore a quella dei
soggetti maschi dei nostri allevamenti che oggi non è raro giungano ed a volte
superano, i 15 centimetri. Inoltre è caratterizzato da piumaggio “intensivo”, ormai quasi scomparso nei
“domestici”.
Per taglia non si intende solo la
lunghezza del soggetto, ma il “volume” della corporatura, pertanto è più
appropriato il termine di “struttura”.
Questo comporta che la
lunghezza deve armonizzarsi con il resto del corpo, che dovrà presentare spalle e petto ben sviluppati (foto n.9,10 e 11), che vanno a saldarsi con il ventre che a sua volta si assottiglia formando una
curva dolce e progressiva verso il sottocoda.
Il dorso deve scivolare dolcemente e
regolarmente verso la coda; può essere presente una leggera flessione
all’altezza della nuca, che se mancante mette più in risalto l’imponenza del
capo (Foto n.11).
La testa deve essere di buone dimensioni, senza
presentare all’attaccatura delle spalle l’incavo del collo: in una parola il
contorno del capo, visto dal di sopra, si fonde con quello del corpo (Foto n.11).
Il becco conico, non troppo lungo e proporzionato al
capo, concorre ad accrescerne la qualità (Foto n.14, 15 e 16).
Per concludere le varie parti del
corpo devono fondersi ed integrarsi fra loro per ottenere quella forma che, con
un immagine colorita, ma efficace viene definita “forma a carota”.
La posizione è importante per
completare l’elegante aspetto del soggetto. Si deve presentare eretto sul
posatoio di circa 50°, ventre sollevato e zampe parallele, unghie curve verso
il basso (Foto n.5).
Il piumaggio deve essere serico,
composto e ben aderente al corpo. I selvaggi, come ho detto, hanno piumaggio “intensivo”
(piumaggio stretto), mentre nei soggetti allevati si è indirizzata la selezione
verso i soggetti con piumaggio “brinato”, per ottenere la maggiorazione
della taglia; la “brinatura” comunque non deve superare certi limiti, per evitare la presenza di antiestetici “sbuffi” (Foto n.17). Un buon piumaggio contribuisce a far risaltare i colori nei vari disegni, molto ad esempio quello del petto (Foto n.9).
Le timoniere della coda
sono caratterizzate dalla presenza di tre penne centrali più lunghe rispetto
alle altre di qualche millimetro, chiamate timoniere filiformi
(comunemente detto “spadino”), che accrescono l’eleganza di questo uccello; la loro
lunghezza non deve eccedere ma mantenersi in un giusto limite, per non slanciare
eccessivamente il soggetto a scapito dell’armonia complessiva del corpo. La
misura migliore preferibile si aggira sui cm.3 nel maschio, incluso lo
“spadino”, e cm.1,5 nella femmina, che presenta le timoniere centrali appena
più lunghe delle altre (Foto n.7 e 8).
Il disegno è il “perimetro” entro la cui
“area” è racchiuso il colore. Nel Diamante di Gould presenta una
peculiarità che non si riscontra frequentemente nei soggetti di piccola taglia di altre
specie: zone nettamente definite, come maschera, filetto, gola e petto, mentre
in altre zone i colori sfumano delicatamente: collarino e codione. La
caratteristica del disegno e le esaltanti cromie dei colori, ne fanno un
uccello che colpisce immediatamente anche i visitatori occasionale delle mostre
ornitologiche. Mi soffermo a descrivere i cinque
“disegni” del Gould.
Il filetto, presente solo nelle varietà
“testa rossa” e “testa gialla”, circonda la maschera, con uno spessore di
circa mm.0,7 nel maschio e mm.1,0 nella femmina, deve presentare armoniosi
tratti curvilinei, senza sbavature o rarefazioni dovute a carenza di piumaggio
oppure, ancora peggio, a pigmentazione non uniforme (Foto n.18).
A mio parere è preferibile un
filetto leggermente più sottile, purché ben disegnato, senza sbavature ed
interruzioni, ad uno dalle dimensioni previste, ma irregolare.
La maschera nelle varietà “testa
rossa” e “testa gialla” è racchiusa nel filetto, di conseguenza se
quest’ultimo ha le migliori caratteristiche sopra descritte e la testa è
di buone dimensioni, si presenterà ampia e dai contorni regolari. Nella varietà
“testa nera” maschera, filetto, gola si fondono per formare un’unica
zona fino al collarino, mantenendo il pregio dell’ampiezza e regolarità
delle curve previste nelle precedenti due (Foto n.15 e 16).
Il disegno della gola inizia
dalla base inferiore del becco scendendo verso il petto, a forma trapezoidale,
e risale fino a raccordarsi al filetto; si presenta inoltre nettamente
marginata dalla maschera e dal collarino, tranne che nel “testa nera” dove, come
già visto, si fonde con la maschera risultando marginata solo dal collarino (Foto n.19).
Il collarino deve la denominazione in
quanto circonda il filetto della testa (o la maschera nel “testa nera”) e la
gola, separandola nettamente dal petto (Foto n.19) . Nella parte superiore, come vedremo
parlando del colore, sfuma confondendosi
con quello del dorso (Foto n.18). Le dimensioni ottimali sono di mm. 7 nel maschio e mm. 3
nella femmina.
Il Petto deve presentarsi ampio sia in
altezza che in estensione longitudinale, qualità che non possono che derivare
da una perfetta struttura corporea complessiva del soggetto. Un ottimo disegno
del petto, unito alla qualità del piumaggio (Foto n.9 e 10) e, come vedremo più avanti, del
colore, rappresenta nel Diamante di Gould
quello che colpisce a prima vista maggiormente l’osservatore profano, ma
direi anche la maggior parte dei giudici. Per questa ragione occorre, a mio
parere, porre un’attenzione particolare nel selezionare soggetti che ne
presentano le migliore caratteristiche, scartando drasticamente dalla riproduzione quei soggetti che presentano gravi difetti (Foto n.6).
Colore
Il colore nel nostro estrildide è
determinato dalla combinazione, in diversa misura, del “colore chimico”
e del “colore fisico”. Al riguardo Vi rimando alla lettura
dell’argomento trattato nella II° parte di questo lavoro.
I pigmenti che lo interessano
sono eumelanina, che si satura dal bruno al nero, feomelanina bruno/ruggine,
carotenoidi astaxantina e luteina.
Inizierò a passare in rassegna i
colori nelle varie parti del corpo iniziando dalla maschera che richiede maggiore
approfondimento, in quanto, come è noto,
si può presentare, di tre colori: rossa, gialla e nera.
I tassonomisti ormai sono quasi
tutti concordi nell’escludere che si tratta di tre sottospecie del Diamante di
Gould, bensì di una manifestazione di polimorfismo.
La varietà testa nera è
stata considerata da sempre, fra gli studiosi, come la forma “arcaica”, con
la quale si sono evoluti i primi Gould in Natura; solo successivamente si
sono manifestati quelli a testa rossa e testa gialla.
Solo di recente in uno
studio di Dirk Van den Abeele, pubblicato da Mutavi - Reserch &
Advice Group, è stata smontata questa teoria che a lungo aveva convinto i
naturalisti, tratti in inganno per la prevalenza nei selvatici dei Gould a
testa nera.
Dirk Van den Abeele ha
giustamente osservato che nei testa nera il deposito fino all’apice della
melanina che ne determina il colore, è possibile per la perdita agli apici
delle barbe delle zone iper-cheratinizzate, per l'azione di un gene sesso-legato,
che agisce negativamente su quelle di un testa rossa. Si è chiesto come era
possibile che, in fase di evoluzione della specie un gene difettivo mutante,
agisse sul fenotipo del testa rossa, geneticamente considerato “dominante”? Fatta
questa semplice considerazione la risposta conseguente è stata che la forma del
Diamante di Gould “arcaica” è stata quella a testa rossa, successivamente si è presentata
spontaneamente in Natura la mutazione testa nera.
La sua maggiore diffusione
nel tempo è legata alla natura del gene legato al sesso, che permette la
nascita di femmine testa nera, anche dall’accoppiamento con un maschio testa
rossa, che ne sia portatore. La minore diffusione del testa gialla, dipendendo
da un gene autosomico recessivo, necessita della presenza di due genitori
entrambi portatori (solo il 25% della prole sarà mutata); un puro darebbe solo
figli portatori, tranne che si accoppi con un altro soggetto omozigote o almeno
portatore.
La nuova teoria non
cambia per noi
allevatori le risultanze di accoppiamento, che andrò a esporre di seguito.
Il “testa rossa” presenta
l’ispessimento della cheratina agli apici delle barbe nelle piume della
maschera, che consente il deposito dei lipocromi. Esaminando al microscopio una
piuma si distinguono nell’apice i lipocromi rossi, mentre nella parte inferiore
la melanina si alterna a zone incolori, che ad occhio nudo danno l’effetto di
grigio (Foto n.20).
Nel “testa nera” nella struttura delle
piume, per l’azione del gene sesso-legato, le
barbe si modificano impedendo al lipocromo di espandersi fino agli apici, in
parole molto semplici la definirei come “una
struttura di sbarramento” (Foto n.21).
La varietà “testa gialla” deve il suo manifestarsi a due
fattori: la modifica strutturale delle piume della maschera, come nel “testa
rossa”, che blocca il deposito della melanina fino agli apici, congiunto alla
presenza di un gene che non consente la trasformazione della luteina (gialla)
in astaxantina (rossa). Nella pratica è difficile che i due fattori agiscano in
pieno, per cui quello strutturale consente di frequente ad un residuo di
feomelanina di agire parzialmente sulla maschera, il secondo si presenta a
volte troppo debole per impedire del tutto la trasformazione della luteina in
astaxantina. Infatti nella realtà la maschera si presenta con una tonalità che varia
dall’ocra all’arancio. Nonostante ciò si continua in Italia ad utilizzare ufficialmente la
denominazione “testa gialla”, adottata a suo tempo per spingere gli allevatori
ad indirizzare la selezione verso soggetti dalla maschera quanto più possibile
vicina al giallo-limone.
Sul piano internazionale ci si è
convinti, nel corso degli anni, dell’impossibilità di raggiungere questo
obiettivo, pertanto la Commissione Giudici Internazionali (C.O.M. – O.M.J.) ha
deliberato dal 2000 di denominarlo Diamante di Gould testa arancio, termine più
aderente alla realtà fenotipica di questi soggetti, largamente in uso
anche fra gli allevatori italiani.
Come ho già detto le tre
varietà possono accoppiarsi fra loro generando soggetti perfettamente fertili,
pertanto riepilogo di seguito le caratteristiche del gene che agisce sulla
struttura delle rispettive maschera:
- il soggetto a “testa
rossa” è dominante su entrambi le altre due varietà;
- il “testa gialla” è
recessivo al “testa rossa”, ma dominante sul “testa nera”;
- il “testa nera” è sesso-legato
recessivo rispetto alle altre forme, quindi un maschio portatore può generare
solo femmine “testa nera”.
In una tabella (cliccare) ho riportato le aspettati di nascita dai vari
accoppiamenti delle tre varietà di maschera.
Dopo essermi soffermato sulla
maschera, proseguo a descrivere il colore delle altre parti del corpo,
iniziando dal filetto
e dalla gola
dove è necessario che la eumelanina raggiunga la massima saturazione, perché si
presentino di un bel nero uniforme (Foto n.19).
Il collarino dovrà presentarsi azzurro
brillante nella parte alta, sfumando gradatamente in tonalità più chiara , fino
a fondersi nel verde della parte superiore del dorso (Foto n.18).
Delle parti inferiori del corpo
quello che richiede maggiore attenzione nella valutazione è il petto,
dove la presenza di feomelanina bruno/ruggine (colore chimico) in piume dalla
struttura cosiddetta blu (colore fisico che producono l’effetto diffrattivo),
determinano visivamente (nel maschio) quel bel colore viola intenso ed uniforme
tanto ammirato nel Diamante di Gould (Foto n.9 e 10).
Il dorso verde
uniforme, costituisce il colore
prevalente del Gould; i fattori che lo determinano sono eumelanina, luteina e “struttura
blu” del piumaggio. Le copritrici delle ali sono di un verde leggermente più scuro di
quello del dorso.
Il codione azzurro verdastro si fonde
con il colore delle copritrici caudali di
un blu brillante con apici apigmentati (grigio) (Foto n.8, 22 e 23).
Le remiganti e le timoniere si presentano nero uniforme.
Il ventre deve la sua colorazione ocra
chiaro al lipocromo giallo, associato a piccole quantità di feomelanina. Il
colore di questa zona sfuma progressivamente verso il sottocoda, dove si nota maggiormente
la presenza della feo, per terminare in un bianco giallastro della regione anale (Foto n.5).
La descrizione che ho fatto è
opportuno che sia integrata anche dalla lettura dello “standard” (cliccare), dove citerò anche i difetti più frequenti.
Dimorfismo sessuale
Nel Diamante di
Gould è molto evidente per la presenza in generale di una maggiore carica
lipocromica e melanica nei maschi; questo comporta differenze nelle diverse
zone del piumaggio, che elenco di seguito (foto n.12 e 13):
- nella maschera del “testa rossa” e del “testa
gialla” il colore è più brillante, mentre nelle femmine è più opaco; questo è dovuto alla minore presenza nei maschi di
eumelanina per cui la base delle piume è grigio chiaro, consentendo al
lipocromo di esprimersi in pieno; mentre nella femmina è quasi nera e la zona
interessata dal carotenoide è meno estesa; nelle femmine la maschera presenta una minore
estensione del rosso o del giallo ed un filetto leggermente più largo;
- nelle femmine il colore del petto si presenta di
tonalità più sbiadita, comunemente definita “malva”;
- nelle femmine gli altri colori, anche se in
maniera meno evidente, risultano: il verde meno brillante, il giallo meno
carico e l’azzurro meno intenso (specialmente nel collarino);
- le caratteristiche timoniere filiformi delle
femmine sono appena più lunghe delle laterali;
- il “canto” del maschio, che si aggiunge alle
differenze “visive”, è costituito da un sommesso bisbiglio, modulato con molta
grazia. Già intorno all’età di tre mesi i maschi novelli iniziano le “prove di
canto”; in questa fase è possibile vederli affiancare ad un adulto che
gorgheggia, con la testina inclinata verso quella del “maestro” e l’orecchio
proteso ad ascoltare e carpire i segreti della “melodia”; nelle femmine il verso si limita al "cinguettio".
(1) Francesco
Faggiano – Mutatis Mutandi – Ed.Foi
(2)
La nuova CTN-IEI eletta lo scorso anno e presieduta dallo stesso
Faggiano, ha in corso la modifica della denominazione delle categorie.
Per il nostro estrildide è previsto che l'Ancestrale sarà chiamato
semplicemente "Diamante di Gould", le mutazioni con il loro nome
ufficiale preceduto dalla dizione Diamante di Gould.
Ad esempio la mutazione Blu, "Diamante di Gould mutazione Blu".
Criteri selettivi - segue a pag.2
Eduardo Corsini (pubblicato 05/09/2013 - aggiornato 10/04/2015