PRESENTAZIONEFra nostalgia e ricordi
Con questo sito non mi sono proposto di pubblicare le consuete notizie sulle prime scoperte del Diamante di Gould, sull'ecosistema in cui vive, descrizione del fenotipo, ecc. Sono tutti argomenti che gli interessati possono trovare sulle pubblicazioni specialistiche e sui numerosi siti dedicati al nostro estrildide.
Il mio vuole essere soprattutto un diario sulle varie fasi che si attraversano nel mio allevamento, in modo che la mia esperienza “sul campo” possa essere trasmessa a chi legge e magari instaurare un dialogo, scambiandoci e-mail, come fra allevatori che si incontrano nella sede della loro associazione.
Ritengo importante premettere un profilo di me stesso, ritenendo che conoscere l'aspetto umano di ciascuno di noi aiuti a consolidare il rapporto di amicizia, che spero si instauri con coloro che vorranno frequentare il mio sito.
Nella mia famiglia l'interesse per gli animali ed in particolare per gli uccelli era una tradizione. Nei miei ricordi di bambino è ancora presente la nonna materna che raccontava di suo fratello maggiore, per lei il mitico notaio Ettore, considerato per quei tempi benestante, che possedeva una villa, dove nel giardino teneva numerose voliere con pappagalli ed altri uccelli esotici. Ma la sua grande passione erano i cani, tanto da essere stato il primo in Sicilia a possedere una coppia di splendidi alani e riprodurli.
Uscendo dagli argomenti strettamente ornitologici di questo sito, mi sono accinto a dedicare a questo mio antenato una pagina. Proprio nei giorni che iniziavo a scrivere, dei cari amici palermitani, sono arrivati a Lecce, donandomi un libro: "Franca Florio di Anna Pomar - Edizioni Novecento, Via Siracusa 16 - Palermo". Conoscevo superficialmente questo peridodo storico della mia Palermo e sono rimasto affascinato dal personaggio di Donna Franca e della Famiglia Florio, tanto da indurmi a riassumerne alcune pagine ed inserirle nel mio scritto. (Chi é interessato a leggerle può cliccare).
Anche mia madre amava gli animali e, fin da ragazzino, ha cercato di inculcarla in me, comprandomi una coppia di canarini ed insegnandomi i primi rudimenti per farli riprodurre.
A quei tempi vivevo nella mia città di origine, Palermo, dove esisteva ed esiste ancora il famoso mercato della “Vucciria”, immortalato da Guttuso in un famoso dipinto, nel quale, in un'esplosione di colori, fanno bella mostra mercanzie di ogni genere: frutta, carne, pesce e……..prosperose massaie intente a fare la spesa.
Allora la “Vucciria” non era solo un mercato alimentare: si poteva comprare un poco di tutto, ma quello che a me interessava erano i contadini che ogni mattina arrivavano con le tipiche basse gabbie in legno, le barre in giunco sottile, ripiene di “cardiddi”, “virduni” e “zuini” (fanelli) di cattura, che purtroppo avrebbero avuto vita breve. Oggi che si è sviluppato in me, come nella maggioranza degli allevatori, la coscienza protezionistica, per cui si alleva per proteggere, non alimenterei certo questo commercio.
Con i miei risparmi iniziai ad acquistare qualche esemplare, che collocai nelle “cinciarelle”, vicino la gabbia dei canarini, nella parete del soggiorno di casa, che mia madre aveva destinato al mio allevamento.
Negli anni successivi, superato il periodo più nero del dopoguerra, un'uccelleria della mia città iniziò a vendere gli esotici, dei quali rimasi particolarmente colpito dalla bellezza dei colori e dal disegno. Ordinai ad un artigiano un gabbione di circa un metro e lo “arredai” con esotici alla portata delle mie finanze di studente: bengalini, guancia arancio, becco di corallo, golatagliata, ecc, il cui costo allora si aggirava sulle 250/300 lire. Il pezzo più pregiato della collezione fu una vedova paradisea (Vidua interjecta), che costò l'ingente cifra 2.000 lire!!
Un giorno, entrando nel negozio, rimasi di sasso vedendo in una gabbietta troneggiare due uccellini dai colori splendidi. Pensai subito di acquistarli e chiesi il prezzo; la risposta mi lasciò di stucco: trentamila lire ad esemplare! Il negoziante mi spiegò che si trattava di esotici provenienti dall'Australia, molto rari in Italia il cui possesso, pensai, era evidentemente riservato a gente facoltosa. Mi convinsi che non facevo parte di quella schiera di eletti ed a malincuore rinunciai a soddisfare il mio desiderio, riservandomi di realizzarlo quando “da grande” sarei diventato “facoltoso”. Non sono diventato “facoltoso”, però in compenso la diffusione dell'allevamento in cattività del Diamante di Gould lo ha reso accessibile a molti.
Terminata la mia vita lavorativa, durante la quale per i miei frequenti trasferimenti, non avevo potuto dedicarmi con assiduità all'ornicoltura, come avrei voluto, ho avviato un piccolo allevamento amatoriale, scegliendo come razza quella che era stato il mio sogno da ragazzo: il Diamante di Gould!
Fin dall'inizio non mi sono limitato a comprare coppie di Gould e Passeri del Giappone (come balie) per ottenerne la riproduzione ma, nel frattempo, ho iniziato a leggere quanti più libri e riviste del settore, non tralasciando gli argomenti sulla genetica e sulla formazione del colore del piumaggio.
Da sempre convinto che, in ogni campo, i rapporti interpersonali sono la fonte migliore per allargare le proprie cognizioni, ho visitato numerosi allevamenti condotti da esperti e le principali mostre, per avere l'opportunità di dialogo con i più affermati allevatori e con i giudici.
Ho aderito anche al Club di Specializzazione del Diamante di Gould, offrendo la mia massima collaborazione. Il mio entusiasmo ed impegno hanno convinto i soci ad affidarmi prima la Vice Presidenza e successivamente la Presidenza, cariche alle quali, dopo circa due anni, ho dovuto rinunciare per motivi personali che non mi avrebbero consentito di continuare a dedicarmi con lo stesso impegno. Durante quel periodo ho realizzato due “Quaderni” sul Gould, i cui proventi sono andati a beneficio del Club (per dettagli cliccare).
La casa editrice “Alcedo”, nota per la splendida rivista di ornitologia e di volumi tematici sui più diffusi uccelli di allevamento, mi ha contattato per commissionarmi la stesura di un testo sul Diamante di Gould. Ho immediatamente accettato, lusingato per l'incarico affidatomi, che vedeva premiata la passione con la quale mi dedico da oltre dieci anni esclusivamente all'allevamento di questo estrildide e riconosciuta la modesta conoscenza ed esperienza che ho maturato (per dettagli cliccare) . Vorrei accennare ad un altro aspetto della mia vita di allevatore. Alcuni anni fa, in conseguenza di negative vicissitudini personali, ho sofferto di quella che, con ingiustificato eufemismo, viene comunemente chiamato “esaurimento nervoso”, quasi vergognandosi di ammettere che trattasi di una forma non grave di depressione. Sarebbe giusto invece parlarne, in quanto la comunicazione delle proprie esperienze personali può essere di aiuto al prossimo. Il cosiddetto “male oscuro” è più diffuso di quello che si crede: ne soffrono e ne hanno sofferto note personalità (fra gli altri Vittorio Gassman, Indro Montanelli e Sandra Mondaini) che certo non si sono lasciate condizionare, ma lo hanno combattuto efficacemente soprattutto con la forza della volontà. Le statistiche ufficiali indicano che oggi, nei paesi occidentali, in media una persona su sei almeno una volta nel corso dell'esistenza ne ha sofferto.
Nella relazione di un Convegno sulla Pet Therapy, organizzato da una Associazione Ornitologica, mi hanno colpito alcune frasi nelle quali ho trovato particolarmente riscontro nella mia passata situazione personale: “…riducendo lo stress, trasmettendo serenità, favorendo la socializzazione, alleviando la solitudine, costringendo al movimento fisico, sviluppando il senso della responsabilità, gli animali d'affezione, uccelli compresi, possono migliorare la qualità della vita dell'uomo che li accudisce e questo, indubbiamente, si traduce in un vantaggio per la salute”.
Se non avessi avuto il “mio allevamento”, come tanti altri depressi, mi sarei isolato dal mondo esterno, sarei rimasto per ore seduto in poltrona, a rimuginare ossessivamente sui miei problemi interiori, cadendo, nella spirale senza fine di una forma sempre più grave di depressione. Quando mi capitava di sedermi a pensare “negativamente”, immediatamente cercavo di ricordare qualche cosa da fare in allevamento o connessa al mio “hobby”, scacciavo i pensieri, mi rimettevo in attività e ritornavo sereno. In estate, durante le vacanze, portavo nella mia casa al mare una piccola voliera con alcuni Gould; ponendola fra gli alberi del giardino, mi trattenevo ad ammirare i loro vivaci colori ed ascoltare il melodioso e sommesso canto, ricevendone in cambio tanta serenità.
Ma vorrei narrarvi anche un altro episodio, quest'ultimo simpatico, della mia vita di allevatore. Alcuni anni fa è stato girato a Lecce, la città dove vivo ormai da anni, il film per la televisione “Donne di mafia”. Un amico mi contattò per mettere a disposizione della produzione alcuni canarini, dovendosi girare delle scene, nelle quali era prevista la presenza di una gabbia con degli uccelli. Risposi che non allevavo canarini, bensì Diamanti di Gould, ma che sarei stato lieto di metterli a disposizione, ritenendoli fra l'altro, per i loro vivaci colori, più “fotogenici”.
Concordai una visita della scenografa al mio allevamento, la quale si mostrò immediatamente entusiasta di quella razza d'uccelli, considerandoli ottimi per il loro scopo.
Il giorno fissato per le riprese portai alcuni Gould maschi, che mi chiesero di collocare in una gabbia di forma orientaleggiante a cupola, di provenienza marocchina.
Il regista, Giuseppe Ferrara, si mostrò contento della scelta della scenografa e successivamente del comportamento degli uccelli, tranquilli anche durante le fasi movimentate della lavorazione, tanto da cinguettare e gorgheggiare.
Nella scena la gabbia con i Diamanti di Gould era stata posta in primo piano, per far risaltare la vivacità dei colori, mentre in secondo piano una delle interpreti stirava, meditando sulla possibilità di togliersi la vita.
In una pausa delle riprese mi rivolsi al regista chiedendo: “Dott.Ferrara, posso disturbarla per togliermi una curiosità?”. “Prego”, rispose il regista, invitandomi ad accomodare. “Vorrei qualche spiegazione sul significato della presenza dei miei Diamanti di Gould in quella scena”. “Vede, il personaggio di quella sequenza è una donna molto sensibile, la sua sensibilità le fa amare ed allevare queste belle creature della Natura, come i suoi uccellini. Purtroppo, travolta dagli eventi tragici della sua vita le balena in mente il suicidio. In questa scena ho voluto porre in primo piano i Diamanti di Gould che, con i loro colori e la loro vivacità, accentuano il contrasto con il cupo stato d'animo del personaggio”.
Ma bando ai ricordi... che comunque ho voluto narrarvi per sottolineare che nel nostro hobby non mancano anche gli aspetti umani.
Lecce 7 luglio 2007, revisionata 18 luglio 2012 Eduardo Corsini